Ospite a casa! Le giuste regole!
Da cosa nasce l’esigenza di fare una riflessione sul rapporto che intercorre tra il valore dell’ospitalità e il modo poi di comunicarlo?
Calma! Te lo racconto subito.
Mentre mi godo la decompressione di agosto non perdo occasione per tenere allenate le mie abilità di osservatore e, sarà deformazione professionale accanita, mi ritrovo ad analizzare le situazioni osservandone gli aspetti di comunicazione.
Vado dritto al punto perché la questione è davvero singolare: nel caso in cui si ospita qualcuno in casa propria, o in cui si è ospite, come viene gestito questo rapporto in termini di comunicazione?
Questo pensiero nasce dall’esperienza di una mia amica che, a dire il vero, al ritorno dalla vacanza non è ancora in grado di dire se si è trattato di una disavventura oppure no.
Giulia non aveva organizzato granché per le sue vacanze quest’anno, fresca di divorzio, desiderosa di riposo, riceve per ferragosto l’invito da parte di alcuni amici a trascorrere qualche giorno al mare presso la loro casa in Montenegro. Giulia entusiasta accetta l’invito, organizza la sua partenza, ma arrivata lì, pur conoscendo le persone che le avevano spontaneamente offerto l’alloggio, si è sentita fortemente in imbarazzo perché non riusciva a comunicare in maniera “sana” con questi amici.
Fatte salve le differenze culturali che vanno sempre messe in preventivo anche senza uscire dai confini nazionali, può capitare che il modo diverso di percepire e di trasmettere il valore dell’ospitalità possa creare situazioni davvero poco piacevoli.
Il rapporto di ospitalità nasce da un presupposto: c’è qualcuno che accoglie in casa propria qualcun altro, questo implica posizioni non allineate a prescindere dalla vicinanza affettiva tra le persone coinvolte.
Alcuni manifestano freddezza non mettendo a proprio agio l’ospite, altri sono invadenti e gli organizzano la vita, altri ancora lo travolgono con le proprie attività…alt!
Facciamo ordine!
Proviamo a buttare giù un vademecum dell’ospitalità che possa in qualche modo fungere da “regolatore” nelle dinamiche comunicative inserite in questo contesto.
Prendi nota:
- L’ospite non è un prigioniero, e quest’ultimo, dal canto suo, deve sentirsi libero di far presente la necessità di non allinearsi necessariamente a tutte le proposte degli ospitanti. Con i dovuti modi e usando #semprelaparolagiusta
- L’ospite non è un soprammobile: non puoi pretendere nemmeno che una persona alloggi a casa tua e stia fermo lì ad aspettare i tuoi tempi e le tue necessità per svolgere qualunque tipo di attività. Accoglienza ok, ma anche libertà di lasciarlo organizzare attività in autonomia mentre tu sei impegnato in altro!
- L’ospite non è il tuo baby sitter: ebbene sì ho sentito anche questa! La persona ospitata troverà sicuramente il modo di manifestare la sua gratitudine, ma non diventando un dipendente al vostro servizio.
- L’ospitalità non è dovuta e non sei in hotel: questa è per gli ospitati! Non sei in albergo: ripaga l’ospitalità, ci sono tanti modi, trovane uno e soprattutto contribuisci in termini di pulizia alla gestione degli spazi che occupi.
- Chi ti ospita ha il piacere di stare anche un po’ con te: ok che non si debba passare le vacanze in simbiosi, ma si dà per scontato che se ti invitano è anche per il piacere di condividere esperienze, quindi non fare l’opportunista e approfitta di questo tempo per curare i rapporti di amicizia.
Insomma si fa presto a dire ospitalità!
Come vedi, è tutto un gioco di equilibri, come del resto molte situazioni comunicative lo sono!
Quindi vedi di prepararti al meglio e vieni ad approfondire qui!