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Comunicazione ad alto impatto: quali strumenti migliorano l’efficacia?

Il tanto atteso e richiesto corso sulla Comunicazione ad Alto Impatto è in arrivo!
Questo mi porta a farti una domanda: sei pronto a fare questo salto di qualità nelle tue performance di Comunicazione?
 

Te lo chiedo perché la Comunicazione ad Alto Impatto è uno strumento capace di dare una vera svolta ai tuoi obiettivi di Comunicazione, proprio perché il parametro di riferimento, quello su cui si basa la sua efficacia, è pensato e programmato in funzione dell’impatto che genera sugli interlocutori.

Il modo di comunicare delle persone cambia continuamente, evolve da dinamiche essenziali a modalità legate alla tecnologia per esempio, o alla complessità del contesto di riferimento.

 
Quello che difficilmente cambia è l’obiettivo dell’emittente: arrivare all’interlocutore e consegnargli il suo messaggio al fine di raggiungere un obiettivo.

Impatto di un discorso pubblico


All’interno di una performance in pubblico il linguaggio è senza dubbio un elemento di altissima incidenza sulla buona riuscita della comunicazione. 
Un buon linguaggio facilita la trasmissione di un messaggio verbale, ma non è tutto.
Sai qual è uno dei più pericolosi, e purtroppo frequenti, tranelli in cui cadere?
Pensare che in un discorso in pubblico la capacità di esprimersi attraverso un buon linguaggio sia l’unica competenza richiesta ad un bravo speaker!Avere un buon linguaggio è fondamentale, ma lo è altrettanto saper utilizzare una serie di strumenti che ne amplifichino l’efficacia comunicativa.

Anche quando si è consapevoli di poter contare su una buona abilità oratoria si deve prestare attenzione a non commettere dei facili errori.

 

Strumenti per migliorare l’efficacia

 

Andiamo ai fatti e prendi nota.
Ecco le linee guida, degli strumenti pratici per rendere al massimo l’efficacia del linguaggio e facilitare una Comunicazione ad Alto Impatto:

· adottare un linguaggio che sia il linea con lo stile e il livello culturale dell’uditorio; indagare dunque con precisione sulla tipologia di pubblico e, se possibile, utilizzare anche un gergo di settore condivisibile;

· utilizzare parole semplici e appropriate, accertandosi che possano essere chiare per tutti. Fornire sempre una spiegazione/traduzione se si sceglie di utilizzare termini stranieri o tecnico-scientifici troppo specifici;

· usare messaggi brevi e logici così da agevolare sia la comprensione che la memorizzazione;

· arricchire il discorso con aneddoti, storie di vita, esempi concreti di persone. Apprendere attraverso l’esempio delle esperienze di altri cattura maggiormente l’interesse del pubblico e ne facilita la comprensione dei contenuti.

Bene, abbiamo tracciato il percorso, adesso iniziamo a fare qualche passo concreto!

 

Da dove si comincia?

Dal farlo insieme!

Voglio invitarti a un appuntamento a cui non puoi mancare!

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Vuoi che il tuo pubblico resti in ascolto? Per te 4 preziosi segreti!

Sai qual è l’incubo peggiore di chi deve parlare in pubblico?
Sì che lo sai: vedere le facce di chi ascolta vagare nell’etere!
Dai pericoli della noia e della distrazione ti ho già messo in guardia, ma non è tutto.
Se invece di immaginare il disastro di non essere ascoltato provassi a visualizzare la gioia di un pubblico partecipe alla tua presentazione?
Vero che è tutta un’altra musica?
La Comunicazione in generale funziona così: solo se il messaggio arriva nel modo giusto il destinatario può accoglierlo contribuendo al raggiungimento degli obiettivi del mittente.
Non c’è altra strada.
Quello che bisogna fare, dunque, non è mai abbracciare la fortuna e sperare che faccia sedere tra il nostro pubblico solo persone interessate, ma fare in modo che diventino interessate e partecipi proprio grazie a quello che stiamo dicendo.
Cosa fare allora?
Molte cose, a dir la verità, ma sarebbe piuttosto complicato esaurirle in un articolo.
In questo preciso istante, proprio questo, quello che puoi fare è prepararti al meglio su tutto quello che ti serve per la tua Comunicazione Efficace.
Parole, gesti, piccoli movimenti: ogni elemento fa la sua parte e influenza il risultato finale.

Quattro  segreti per un pubblico attento e partecipe

Prima di aprirti lo scenario completo voglio però lasciarti un regalo: 4 segreti per far sì che il tuo pubblico sia attento e partecipe.
👉 Brevità: cerca di andare al sodo subito e se l’argomento prevede un preambolo lungo anticipa intanto il focus del discorso!
👉Creatività: quel che hai da dire sicuramente è già stato detto, ma non come potresti dirlo tu! Ogni persona ha l’incredibile opportunità di dare il suo originale contributo alle cose, quel tocco di creatività fondamentale per differenziare il contenuto stesso o il modo per veicolarlo.
👉Empatia: usa le emozioni per arrivare al pubblico. Osserva le persone, fai domande per capire quali corde toccare e soprattutto arricchisci il tuo discorso con le tue personali emozioni!
👉Coinvolgimento: se vuoi che il tuo pubblico sia partecipe devi essere tu per primo in grado di coinvolgerlo. Interagisci, cerca feedback, chiama le persone a prendere parte a quel che si sta dicendo.
Questi 4 segreti sono solo una piccola, ma fondamentale, parte di quello che puoi fare per tenere il tuo pubblico in ascolto.
Ogni strategia di Comunicazione è davvero efficace solo che chi la adotta è stato in grado di scegliere quella soluzione tra molte.
Questo richiede che un buon oratore, o speaker, come preferisci, debba conoscere la vasta gamma di opportunità che questa immensa disciplina offre, solo così è possibile approdare alla parola giusta, alla comprensione dell’espressione facciale alle modalità più efficaci in generale.
Io mi occupo di ognuno di questi aspetti da anni e ne ho visti di risultati!
Se anche tu vuoi incrementare i tuoi risultati devi cominciare ad arricchire il tuo bagaglio di ogni elemento utile.
Io ho già un evento da proporti: voglio renderti partecipe di un percorso che ho appena progettato e sta per uscire!
25 Febbraio
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La comunicazione informale in azienda: il discorso per le occasioni fugaci.

Nessuna azienda, o quasi, insegna ai propri manager o dipendenti a comunicare nelle situazioni informali.

Eppure queste rappresentano contesti chiave di relazioni, collaborazioni e negoziazioni.

Saper comunicare anche in ascensore o davanti alla macchinetta del caffè (senza slide o discorsi preparati) può fare la differenza e ti può regalare gran belle soddisfazioni.

La comunicazione informale in azienda

In azienda è molto probabile trovarsi in situazioni del tutto informali.
Può capitare infatti di dover condividere del tempo e dello spazio fisico con delle persone con le quali non si lavora direttamente, ma che si conoscono per reputazione o per ruoli aziendali.
Soprattutto nelle grandi aziende è possibile incrociare nei corridoi, negli ascensori, alla macchinetta del caffè, persone che si conoscono di vista, di cui si conosce il ruolo e il reparto, ma con le quali non si è mai parlato.
Cosa fare in questi casi?
Anche qui bisogna agire con criterio e metodo, perché, ricorda sempre, in azienda ogni relazione è importante e può avere un peso sul buon esito di un’attività e sulla coesione interna tra collaboratori, per questo è importante creare dei momenti di scambio anche con chi non si è mai parlato.

Cosa non fare nelle occasioni informali in azienda

Partiamo dalle azioni da non compiere.
Avere cura delle relazioni informali in azienda non deve sicuramente tradursi in una serie di procedure o atteggiamenti di circostanza, la cui scarsa credibilità, ed efficacia, non tarderebbe a manifestarsi.
Cosa non fare:
  • sorrisi finti e impostati: si riconoscono a distanza!
  • esordire con discorsi sul meteo, sull’ultima iniziativa politica, sul traffico … no!
Questi approcci denotano un interesse generico e non autentico.
Anche se una persona si conosce poco e si incontra per caso quel che sicuramente apprezza è un reale interesse, seppur momentaneo e fugace.

Come comunicare nelle situazioni informali

Alle persone fa piacere quando qualcuno si interessa a loro, in modo adeguato alle circostanze ovviamente.
Non ha senso fare domande personali o esagerare con gli elogi. 
Se una persona lavora nella tua azienda sarai sicuramente aggiornato sulle attività o sulle novità della sua area, se non lo sei informati!
Cerca di avere un quadro completo del contesto in cui lavori, anche delle aree in cui non intervieni direttamente perché hanno comunque a che fare con te attraverso le persone con cui interagisci.
Chiedi come è andato un evento, una presentazione, come vanno le cose dalle loro parti.
Se ti capita di osservare un elemento che possa farti introdurre un discorso specifico allora lanciati, altrimenti non andare mai sul personale.
 
 
Le relazioni sono importanti anche nei momenti informali, ma non bisogna forzarle.
Cosa sto cercando di dirti?
Che se non riesci a immaginare una serie di discorsi da intraprendere nel tuo lavoro in situazioni informali è meglio adoperarsi per ampliare la sfera di argomenti di cui parlare.
 
Se proprio non sai cosa dire e ti accorgi che stai virando verso l’elenco del “cosa non fare” piuttosto TACI!
 
I discorsi sono fondamentali per costruire relazioni, le parole giuste ne sono l’anima e il motore.
 
Se hai bisogno del discorso giusto in ogni occasione e delle parole giuste per essere efficace e opportuno in ogni circostanza contattami! 👇🎖️
 
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Uso consapevole del linguaggio: quanto incide in azienda?

L’attenzione al linguaggio consapevole è un tema sempre più presente, non solo in ambito professionale. Si tratta infatti di una maggiore cura del linguaggio nel rispetto di tutti i possibili interlocutori coinvolti, estendendo sempre di più gli ambiti e i contesti.

Linguaggio consapevole e inclusività in azienda

Linguaggio e inclusività sono oggi più che mai al centro di un acceso dibattito relativo alla denominazione di alcune professioni nel passaggio dal maschile al femminile.
Si discute dunque sulla correttezza o meno nell’usare espressioni come “avvocata”, “sindaca”, “presidentessa”.
Non si fermano qui però le argomentazioni dei sostenitori del linguaggio inclusivo.
Si sente citare spesso lo schwa per conferire maggiore neutralità alle desinenze di aggettivi e sostantivi ed evitare il cosiddetto “maschile sovra esteso” ovvero l’utilizzo del maschile che ingloba anche il femminile come suggerito dalla nostra grammatica. 
 
 
L’inclusività non riguarda solo la questione di genere ma mira alla costruzione di una cultura che non escluda nessuna persona quando si parla. Molto spesso, nell’uso comune del linguaggio, ad esempio, si offendono involontariamente i portatori di handicap o persone con caratteristiche per le quali possono essere escluse in certi contesti.
 
Quante volte hai sentito la frase “su questa cosa sono handicappato” oppure “è in gamba, nonostante la sua età”. 
Ecco, quelle che possono sembrare affermazioni banali, possono contenere allusioni o riferimenti a delle categorie specifiche di persone. 
Anche questi utilizzi richiedono maggiore attenzione, o più nello specifico, una maggiore consapevolezza
 
 

Il linguaggio consapevole in azienda

 
 
Gli automatismi spesso  ci inducono a non riflettere in ogni momento su alcune espressioni che siamo soliti utilizzare, ma, poiché noi siamo per il #semprelaparolagiusta, è bene sapere che per evitare di farci condizionare da stereotipi e categorie basta allenarsi ad uno uso più consapevole del linguaggio in azienda e non solo.
La prima cosa di cui tener conto è l‘attenzione all’altro: stiamo riferendoci al nostro interlocutore in modo corretto?
Stiamo inutilmente facendo riferimento a sue caratteristiche che non aggiungono alcun valore al discorso?
In tal caso è bene tagliare l’inutile e andare dritto al cuore della conversazione e alla condivisione di ciò che abbiamo da dire.
Un secondo importante passaggio è misurare l’effetto delle nostre parole sugli altri
Può sembrare un dato di carattere numerico invece è molto più attento all’emotività di quanto non appaia. 
Come reagiscono di solito le persone alle tue parole? 
Hai notato una costante? 
Si mettono sulla difensiva? Fanno uno sguardo divertito? 
Ti sembra che si sentano a proprio agio?
 
Queste domande sono il primo vero passo verso l’acquisizione di un linguaggio consapevole.
 
Quante cose da fare perché la tua Comunicazione sia impattante!
 
Ti stai chiedendo da dove cominciare?
 
Ecco ci siamo quasi 👇
4-5-6 novembre 2022
interlocutore - contesto- e-linguaggio

Interlocutore e contesto: a ognuno il suo linguaggio

Se un discorso vuole essere efficace, o meglio se tu vuoi essere efficace con il tuo discorso, il linguaggio scelto deve essere adeguato al contesto e agli interlocutori.

Immagina una situazione estrema (tutto può capitare quando si lavora) in cui devi presentare un determinato servizio a una platea. Non sai molto delle persone presenti, sai che hanno chiesto di conoscere il tuo servizio per valutarne l’acquisto.
 
 
Imposti una linea linguistica molto friendly, perché magari è il tipo di mood che caratterizza la tua azienda o il tuo stile personale, ma loro sono persone un po’ vecchio stile, che apprezzano la formalità e un certo registro linguistico.
Inoltre, con ogni probabilità, si serviranno del tuo servizio in un contesto altrettanto rigido e formale. 
 
Dimenticavo: sono ottimi potenziali clienti.
Che fare?
 
Un lavoro preventivo orientato all’imprevisto.
Non sempre è possibile sapere in che situazione ci si imbatterà.
Sicuramente però è possibile prepararsi all’imprevisto, prendendo in considerazione che puoi trovarti davanti a un pubblico diverso da quello che ti aspettavi.
 

La scelta del linguaggio 

La scelta del linguaggio non condiziona solo i momenti di vendita, ma l’intero contesto di un qualunque discorso.
Hai mai pensato all’eventualità di trovarti in un contesto fortemente politicizzato? O in cui la fede religiosa abbia rilievo più che in altri? 
 
 
Ogni comunità professionale si attiene ad un linguaggio di riferimento.
Per chiarire meglio la questione, entriamo nel merito degli elementi che in generale definiscono il linguaggio in cui le persone possono riconoscersi.
 

 

Geografico – territoriale

In una precisa regione si parla un determinato linguaggio. Questa è la più semplice categoria relativa alla scelta del linguaggio.
 

Organizzativo

In ogni azienda esiste un mood condiviso. Questo mood comune è dettato da vari fattori: la mission, il management, non ultimo il settore. A seconda di questi fattori le persone che agiscono all’interno dello stesso contesto organizzativo utilizzeranno un registro linguistico coerente con gli elementi citati.
 

Religioso

Esistono dei contesti, delle aree del mondo dove la presenza della religione ha una forte risonanza anche in ambito professionale e sociale. Pensiamo al mondo arabo, o a molti episodi storici riferiti al Cattolicesimo. In questi contesti è fondamentale utilizzare un registro linguistico che tenga conto di questi fattori valutando la situazione in base ai propri valori (che non siano in conflitto con quelli professati) e ai propri obiettivi (Devo vendere? Informare? Intrattenere?).
 

Politico

In questo caso il registro linguistico è fortemente incentrato su concetti ideologici, azioni concrete, pensieri nobili. In funzione del proprio obiettivo la Comunicazione andrà impostata in una modalità che renda possibile l’apertura di un canale di dialogo con tutti gli interlocutori.
 
 
C’è anche questo da tener in conto sì! 
La Comunicazione rispecchia molto la complessità della società d’altronde! 
 
Anche questo si può imparare?

Ebbene sì!

Cosa devi fare?
Questo 👇
prima - impressione - in - videochiamata

La prima impressione conta…anche in videochiamata!

La prima impressione è oggetto di studi in molti campi: psicologia, comunicazione, arte, sociologia.
Quello che cambia è l’angolazione da cui viene osservata e il punto di partenza per analizzarla. 
In questo passaggio epocale alle relazioni professionali virtuali,la prima impressione mantiene la sua importanza, anzi assume per alcuni aspetti ancora più rilievo se si considera che non si ha la possibilità di recuperare dal vivo la mancata opportunità di aver fatto una buona impressione!
La prima impressione è il modo in cui gli altri ti registrano nel loro cervello. Quello che penseranno in quei primi pochi secondi si arricchirà con il tempo, verrà smussato o accentuato, ma di certo resterà nella loro memoria per sempre. 
Per questo è importante che la prima impressione lasci un segno positivo, un desiderio di tornare ad ascoltare quello che hai da dire.

L’importanza della prima impressione in videochiamata

Anche in videochiamata è fondamentale trasmettere un buona impressione.
Chi sta dall’altra parte ti vede parzialmente, ascolta tutto quel che dici ma riceve il tuo non verbale per metà, forse meno.
Date queste premesse è importante sia dal vivo che in videochiamata curare quella serie di elementi che concorrono a trasmettere una prima buona impressione.
Focus sugli imperdibili👇

L’incipit

Chi ben comincia è a metà dell’opera. Si dice ed è vero. L’incipit è il motivo per cui le persone restano ad ascoltarti: perché sono interessate a quello che stai loro comunicando. Un buon incipit significa saper generare un’aspettativa positiva: hai trasmesso valore in pochi secondi e chi ti ascolta vuole approfondire quel valore.

Sempre la parola giusta

Le parole arrivano dritte all’interlocutore. Preparati impeccabilmente sui contenuti. Hai diversi modi per capire quali parole scegliere affinché siano quelle giuste: conosci il contesto, informati sui tuoi interlocutori, scegli un discorso impattante per valorizzare i tuoi argomenti

Il para verbale

Se il tuo obiettivo è l’attenzione dell’interlocutore, anche la voce riveste un ruolo importante. Non urlare né sussurrare, ma soprattutto scegli un timbro e un ritmo che non facciano addormentare gli altri. Cambia tono quando devi enfatizzare, scegli le pause quando devi richiamare l’attenzione!

Il non verbale

Sia dal vivo sia davanti a una webcam il non verbale deve essere impeccabile, a partire da te. Il tuo aspetto deve essere curato e in ordine, il tuo abbigliamento appropriato. Perché?
Perché condiziona la tua performance e di conseguenza l’impressione che susciterai in chi ti ascolta!
Anche il contesto fisico merita attenzione, quando ti colleghi assicurati che sia tutto in ordine, se non hai una postazione dedicata ci sono molti strumenti che ti consentono di allestire il tuo spazio di lavoro o di collegamento in poco tempo.
⚙️ Quindi, ricorda: ogni elemento fa la sua parte, per questo è fondamentale creare il giusto incastro, equilibrato e funzionale, tra gli elementi coinvolti. 
Come imparare a trasmettere i contenuti giusti, nel modo giusto, per avere l’attenzione dell’interlocutore e riuscire nella titanica impresa della prima irripetibile buona impressione?
Acquisendo le conoscenze e gli strumenti necessari.
Cosa devi fare?
Questo 👇
potere-dello-sguardo

Il potere dello sguardo … è nel movimento degli occhi!

Sul potere dello sguardo non devo certo convincerti!
Sai per esperienza che attraverso il movimento degli occhi passano contenuti spesso molto più ricchi, e soprattutto più convincenti, delle parole .
Non c’è bisogno di essere un esperto di comunicazione, in questo caso non verbale, per comprendere la mole di emozioni che uno sguardo può veicolare, sia che quelle emozioni accompagnino delle parole, sia che siano gli unici contenuti dello scambio comunicativo.
Immagina una situazione in cui stai parlando a più persone, il tuo pubblico per intenderci.
Quali sono i vantaggi di saper applicare le tecniche di comunicazione non verbale al punto da sapere come utilizzare lo sguardo?
Te ne indico qualcuno in modo che l’esempio ti chiarisca le idee:
➡️  si stabilisce con l’uditorio un rapporto più diretto, meno freddo, in quanto si crea l’atmosfera del colloquio a due, in modo che ogni componente dell’uditorio possa sentire l’interesse su di sé. Non importa che ci siano 4 o 50 persone, con lo sguardo si crea un canale diretto con il proprio interlocutore.
➡️  a vantaggio del relatore si controlla l’ ansia da prestazione, riducendo l’iperattività visiva, quella sorta di movimento compulsivo che quando siamo nervosi ci fa girare gli occhi come delle schegge impazzite per tutta l’aula
➡️  si elimina il rischio di distrazioni visive riducendo il numero di immagini trasmesse al cervello. Ebbene sì, spesso per mascherare e superare il nervosismo ci si guarda intorno, ma, poiché non siamo macchine, è altamente probabile che quell’ “intorno” ti distragga allontanando te dal focus del discorso e il tuo pubblico da te.
Non esiste una regola generale su quanto debba durare un contatto visivo ma esiste una regola percettiva, ovvero una regola che si basa sulla percezione che hanno l’emittente e il destinatario del messaggio.
🔴 Un corretto contatto visivo deve dare la sensazione al nostro interlocutore di essere visto, ovvero deve trasferire quel messaggio del tipo “ti ho visto so che ci sei, grazie di prestarmi ascolto , sei importante in questo discorso”.
Molto importante quando si guarda negli occhi una persona e si sta facendo un discorso in pubblico è annuire e fare un piccolo gesto di consenso con la testa per dire “si, quello che sto dicendo lo sto dicendo a te, quello che sto dicendo è giusto ed è vero!
Grazie che mi stai ascoltando”.
Il contatto visivo trasferisce anzitutto una sensazione di gratitudine nel tuo interlocutore e questo inevitabilmente lo predispone in modo positivo nei tuoi confronti.
Ecco dunque come si sviluppa in un discorso un corretto contatto visivo.
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Ci sta!

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abilità-comunicative-speaker
Le abilità comunicative … ovvero gli strumenti dello speaker.
Le abilità comunicative sono innate?
Può darsi, ma da qui a diventare uno speaker competente…
Non tutti nella loro professione o vita privata sono chiamati a fare discorsi pubblici, o a tenere presentazioni, quello di cui però sono convinto è che con la giusta preparazione tutti, o quasi, possono acquisire gli strumenti per diventare un bravo speaker.
🔴  Prima però rendiamoci conto che ogni buon discorso, ogni chiacchierata di successo, oltre la facciata nasconde una serie di dettagli che all’apparenza sembrano insignificanti ma che in realtà fanno una grande differenza.
E proprio perché sono dettagli la maggior parte delle persone non li considera nella loro effettiva importanza, anzi tende a sottovalutare tutto ciò che leggerete nelle prossime righe perché, purtroppo, crede che il contenuto sia molto più importante della forma.
Attenzione: non sto dicendo che il contenuto non sia importante ma non meno importante è anche il modo in cui si trasferisce il contenuto e tutti gli accessori, o come mi piace chiamarli, tutti gli strumenti della nostra cassetta degli attrezzi, fondamentali perché vi permettono di diventare ottimi comunicatori.
Questi strumenti, o queste abilità, sono potenzialmente sviluppabili in tutti.
Quindi il primo passo prima di capire come rendere applicabili queste abilità consiste nell’individuare dei punti focali su cui lavorare per costruire le proprie competenze in termini di public speaking e diventare un professionista.
Riassumiamo queste abilità ora in un elenco così se vorrai affinare le tue capacità puoi approfondire ogni singolo step del percorso formativo:
➡️  Gestione dello stress
➡️  Contatto visivo
➡️  Linguaggio non parole e pause
➡️  Uso della voce
➡️  Personalità humor ed entusiasmo
➡️  Gestualità
➡️  Posizione e movimenti
➡️  Abbigliamento

Ogni macro area del bullet point è un mondo da esplorare, con contenuti da studiare e abilità da esercitare.

Non c’è bisogno di ribadire che, se la maggior parte delle persone si dedica allo studio del public speaking per migliorare performance professionali, anche la vita privata, le relazioni, ne ricavano grandi benefici, evitando equivoci, omissioni, errori difficilmente riparabili.
La regola generale non sbaglia mai: studiare, essere competenti, allenarsi.
Sempre 🔝
Adesso puoi andare
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Ci sta!

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parlare-in-pubblico-paure

Parlare in pubblico ti terrorizza? Conosci le tue paure per superarle.

Quante volte mi hai sentito di dire che la paura di parlare in pubblico è la seconda in assoluto dopo quella di morire?
Può sembrare assurdo, vero.
Quando sei sul palco, ma persino di questi tempi in call, si fanno spazio della paure che nemmeno sapevi di poter provare.
Te lo dico dopo anni di training a professionisti validissimi nelle loro professioni, ma terrorizzati all’idea di comunicare qualcosa, a voce, pubblicamente, fosse anche un pubblico di 10 persone.
Le paure risiedono nell’irrazionale, quindi, in questa sede, ha senso provare a conoscerle meglio con il solo obiettivo di superarle perché, te lo dico chiaramente, se ti lasci bloccare la delusione diventerà la più forte di queste paure.
E la frustrazione … meglio non tirarla in ballo.
Allora andiamo al sodo, affrontale subito, capendone la natura:
➡️  non riesco a parlare a lungo di un determinato argomento. Hai un timer interiore??? Ci sono due leve da poter utilizzare: in primo luogo oggi la sintesi è molto apprezzata … ad una condizione però – ed è il secondo punto –  che ci sia sostanza, quindi il contenuto va studiato e preparato bene!
➡️  qualcuno tre il pubblico ne sa più di me. Può darsi che accada, inutile temerlo. Questa condizione è possibile che si verifichi, ma non su tutta la performance. Ti spiego: è possibile che qualcuno ne sappia più di te su un punto, un argomento, ma non su tutto quello che hai da dire. Se poi si tratta di un collega e le vostre competenze sono simili o complementari, gestisci la tua presentazione coinvolgendolo, ti conferirà sicurezza e apertura mentale. Può essere funzionale al tuo discorso, pensaci!
➡️  non verrò preso sul serio: questa è una della paure più terribili, ma qui con un buon allenamento non c’è bisogno di improvvisazione. Ecco la soluzione: competenza negli argomenti trattati e soprattutto un buon lavoro sulla tua  Comunicazione d’Impatto per creare un alto livello di credibilità. Non sai farlo? C’è poco da fare: vieni da me e non avrai più questo problema.
➡️  risulterò buffo? Perché mai? Già è capitato? Ti succede quando sei nervoso? Autoironia e personalità! Questa è la chiave vincente. Bisogna lanciarsi, capire i propri limiti e solo così scoprire con meraviglia inaspettati punti di forza.
Sono esaurite qui le paure?
Certo che no, te ne elencherò ancora, ma la regola generale non sbaglia mai: studiare, essere competenti, allenarsi.
Sempre 🔝
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discorso - non-parole

Il tuo discorso è in pericolo? Causa delle non parole.

Hai mai sentito parlare delle NON PAROLE?
Te ne parlo.
Le non parole sono il modo più sicuro per mandare all’aria il tuo discorso.

Hai presente quelle persone che, mentre stanno esprimendo un’idea o ti stanno raccontando qualcosa, intervallano le loro parole con suoni di questo tipo:

“Emm, eeee, cioè , precisamente, sinceramente , appunto, etc…”

Oppure tendono a trascinare l’ultima lettera della parola che hanno appena pronunciato : “ieriiiii sono andato a casa eeee…”

Ecco, queste sono le non parole.

🔴  Il motivo per cui si utilizzano le non parole è molto semplice: una percezione errata del silenzio.

Spesso avrai notato che mentre stai parlando ti trovi nelle condizioni di dover pensare a ciò che stai per dire ed alcune volte non ti viene subito la parola o il modo in cui pronunciarla, in quel preciso istante puoi trovarti nelle condizioni di fare silenzio, una piccola pausa di alcuni istanti.

Le pause però fanno paura perché il silenzio stesso fa paura.

Siamo infatti portati a pensare che chi tace è perché non sa.

Questo può essere vero se il silenzio è molto prolungato, ma se dura pochi istanti tende solo ad evidenziare ed esaltare quello che abbiamo appena detto o che stiamo per dire.
La preparazione è importante, questo però significa anche essere pronti per un momento di buio di contenuti, di vuoto di idee, esempi o di possibili associazioni.
Nel mondo del teatro esistono degli espedienti per i momenti di buio di contenuto. Per riempire quel vuoto, che può essere percepito negativamente dal pubblico, si ricorre a delle frasi, delle ripetizioni, ma per il Public Speaking non funziona così e riempire il vuoto con le non parole è molto più pericoloso, per l’esattezza è un disastro preannunciato.
Piuttosto può risultare utile proporre davvero una pausa al pubblico e ricaricare le idee, gestendo il momento di ansia e il disordine di contenuto.
Le NON PAROLE tendono a trasferire una sensazione di insicurezza ed inadeguatezza.

Molte persone che ho formato in questi anni hanno cambiato drasticamente la percezione che trasferivano all’esterno prestando un po’ di attenzione a quanto fosse importante sostituire le loro parole con delle pause pensate, calibrate e significative.

Il modo migliore per non pronunciare NON PAROLE e sostituirle con le giuste e fare esercizio.

Studiare, essere competenti, allenarsi.
Sempre 🔝
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