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Vuoi essere credibile? Comunica i fatti. Mario Draghi docet.

Vuoi essere credibile?
Comunica i fatti. Mario Draghi docet.In occasione della prima riunione di governo è stato sollevato il tema “comunicazione” dove è emerso un aspetto che va immediatamente analizzato.
Draghi dixit: “Noi comunichiamo quello che facciamo. Non abbiamo fatto ancora niente quindi non comunichiamo niente”.Partiamo da qui.
Fatti e parole è un binomio che piace, funziona da sempre, trasmette concretezza, fiducia, crea un’attesa che non può essere disillusa perché lascia intendere che nel momento in cui ci saranno delle parole vorrà dire che si sono già verificati dei fatti.Stop.
Attenzione su questo: l’aspettativa.

🔴  Qui l’aspettativa smette di essere un fatto prettamente soggettivo e diventa un elemento tecnico di una comunicazione progettata e strutturata con intenti e obiettivi precisi. La credibilità di una persona – e qui stiamo parlando di una figura pubblica importantissima – è fortemente legata all’aspettativa che crea nei propri interlocutori, nel proprio pubblico, in questo caso nei cittadini di un intero paese.

L’aspettativa è direttamente proporzionale al modo in cui viene raccontata.
A rigor di logica dunque se non genero aspettative alte non dovrò misurarmi con ciò che l’interlocutore si aspetta.Abbassare lo standard di aspettative produce come effetto diretto un’alta possibilità che il pubblico sia soddisfatto, perché quel che ascolta è meglio di quel che si aspettava, grazie al fatto che si aspettava poco.
➡️  Abbassare le aspettative dell’interlocutore = abbassare lo standard a cui l’interlocutore tende= avere un margine più alto di soddisfare le potenziali aspettative dell’interlocutore.

È quasi matematico.Spostiamo questa modalità in un contesto diverso: andiamo al ristorante. Se porti i tuoi amici in un ristorante low cost loro avranno un certo tipo di aspettative, se li porti in un ristorante gourmet ne avranno assolutamente un’altra. Nulla di più ovvio.

Torniamo alla frase di Draghi.
Se non racconto nulla, se non arrivano comunicazioni vuol dire che tutto quello che c’è da sapere già è stato trasmesso, il resto arriva, a piccole dosi.

🔴  Questo processo comunicativo ha delle caratteristiche ben definite al punto da condizionare il bias cognitivo di chi è in ascolto.

Definizione.
Il bias cognitivo è “ un giudizio (o un pregiudizio), non necessariamente corrispondente all’evidenza, sviluppato sulla base dell’interpretazione delle informazioni in possesso, anche se non logicamente o semanticamente connesse tra loro, che porta dunque ad un errore di valutazione o a mancanza di oggettività di giudizio

In sintesi: l’ascoltatore si aspetta poco e qualunque cosa superi di un minimo quel poco viene percepito come un grande di più che verrà sicuramente apprezzato per la sua natura di essere una sorta di plus.D’altro canto una strategia di comunicazione strutturata su questi presupposti è particolarmente indicata in una fase iniziale di attività. Il breve tempo di “reggenza” giustifica le scarse novità da comunicare.

Facciamo di nuovo un salto in altri contesti.
Riunione di condominio: “non avete ricevuto nostre comunicazioni perché non ci sono stati problemi da segnalare o portare all’attenzione di voi tutti “. Quindi va tutto bene e stiamo facendo il nostro lavoro!

Riunione commerciale: “ non avete ancora notizie dei nuovi prodotti 2021 perché è nostra prassi farlo quando avremo tutti gli elementi al completo per poterlo fare”. Quindi siamo bravi, prudenti, concreti. Quindi va tutto bene e stiamo facendo il nostro lavoro!

🔴  Come vedi nella comunicazione ogni elemento bilancia in modo decisivo il messaggio generale: la tempistica, la modalità, la scarsità, l’abbondanza, il mood.👍

Comunica il tuo brand per attrarre professionisti di valore

Comunicare il tuo brand è la prima azione da compiere se vuoi attrarre professionisti di valore.
🔴  La tua organizzazione ha bisogno di professionisti di valore, sempre!

È luogo comune – e grosso errore – pensare che le risorse presenti in un’azienda siano frutto di una scelta unidirezionale: un recruiter seleziona, la risorsa fa il colloquio e poi si decide l’esito.Il processo letto in questo modo modo è pericolosamente incompleto, manca una fase importante, quella che fa sì che il recruiter non si ritrovi a valutare le competenze di uno/a che vuole soltanto trovare un lavoro.

Hai già imparato quanto sia pericoloso avere nel team che gestisci un professionista che svolge mal volentieri le attività di sua responsabilità.Ora è il momento di chiedersi quale sia il processo alla radice, ovvero come fare in modo che chi si candida per una posizione nella tua azienda si trovi proprio dove si vuole trovare, perché diversamente da così difficilmente ne verrà fuori un capolavoro.

Non si tratta solo di un discorso di motivazione come abbiamo visto la scorsa settimana (corri a rileggere il post), ma del reale pericolo che le skill dei candidati, seppur tecnicamente in linea con i requisiti richiesti, non rispecchiano la vision dell’azienda, o che i candidati non ne condividano i valori.

Come evitare che questo accada?
🔴  Comunicando molto chiaramente il tuo brand sui canali a cui possibili candidati si rivolgono per cercare lavoro.


Tu e il tuo team avete ben chiare le parole chiave della vostra attività?
Sapete chi sono i vostri interlocutori? 🧐
E soprattutto siete consapevoli della percezione che il pubblico/il mercato ha di voi?
In sintesi: che reputazione ha la vostra organizzazione?
Una prima analisi da fare riguarda proprio la brand reputation per capire se il modo in cui è strutturata attrae o respinge talenti.

La prima conseguenza di una cattiva comunicazione è quella di non descrivere le caratteristiche dell’azienda in tutte le sue sfumature e possibilità di sviluppo.
Inizia tu imprenditore a descrivere la tua azienda proprio come la immagini quando ogni giorno fai qualcosa di grande per portarla avanti.
Verifica che gli aspetti più importanti siano messi in evidenza.

Ci sono alcune domande da porsi per iniziare:- Come sono raccontati i momenti migliori e i casi di successo della tua organizzazione?

– Pensi di aver reso giustizia agli obiettivi raggiunti attraverso la loro narrazione?
– Cosa distingue la tua organizzazione dalle aziende concorrenti?

– Qual è l’immagine pubblica della tua organizzazione?Fai un esercizio di immedesimazione adesso: poniti queste domande come imprenditore ma datti delle risposte come possibile candidato.👍

Saresti attratto dalla tua azienda?
Senti che il tuo potenziale può esprimersi e contribuire alla crescita della realtà di cui stai leggendo vision, storia, modalità di interazione?Che voto dai a te stesso alla fine di questo esercizio?
Parliamo nei commenti al post sui social!

Relazioni e produttività: come gestire questo binomio nel tuo business

Che relazioni e produttività negli ambienti professionali siano legati direi che ormai non c’è alcun dubbio.
Nel post sulle relazioni al lavoro abbiamo già condiviso una riflessione che ti consiglio di ripercorrere.
Che si tratti di attività svolte in presenza o in smart working ormai fa poca di differenza: è comunque necessario entrare in relazione con altri componenti del team, e per far sì che questo team sia produttivo è fondamentale che le relazioni siano ben gestite👍
Un ambiente di lavoro – fisico o virtuale – dove vige un’atmosfera poco serena è destinato a riscontrare delle falle nei risultati delle attività che possono gravemente compromettere il business.

Non te lo puoi permettere
Nessuno può.
Prima di entrare nel fantastico mondo delle cose che funzionano ti offro una veloce e sintetica panoramica di quello che accade quando le coso non funzionano, in questo caso quando non intercorrono buone relazioni tra colleghi di lavoro o tra un leader e il suo team.Ecco le aree principalmente danneggiate da relazioni mal gestite:Motivazione: in funzione del livello di malumore la motivazione subisce degli indebolimenti difficili da recuperare. Le persone investono meno nelle attività che svolgono, perché credono meno nel progetto. I motivi potrebbero essere molteplici: si sentono sottostimate, avvertono competizione, subiscono mobbing in casi estremi.Pianificazione: se c’è da gestire discordia e disaccordo la pianificazione delle attività rischia di saltare perché va dedicato del tempo alla gestione dei conflitti, all’appianamento delle divergenze, al contenimento dei danni causati dal fatto che i componenti del team non lavorano bene insieme. Ne bastano due per alterare gli equilibri di tutto il team.

Credibilità: quando i conflitti al lavoro sfuggono veramente di mano – e ahimè non è un caso così raro – il rischio più alto è che l’eco dei dissapori arrivi fino al cliente il quale percepisce l’assenza di solidità. In cosa si traduce? In mancanza di credibilità=perdita del cliente

Cosa hai visto fin qui?
Il buio.
La fine.


Ora illuminiamo il tunnel, perché agendo con competenza e visione si possono evitare il più possibile situazioni di questo tipo.
Ti dico subito come.🔴  Anche quando una relazione professionale prende una brutta piega l’impegno è quello di concentrarsi sugli aspetti positivi di quella persona e far leva su quelli.🔴  Riconosci i meriti degli altri. Fa bene a tutti, semplicemente. Una referenza su LinkedIn, un apprezzamento motivato, una segnalazione. Sono passaggi che hanno il potere di trasformare le relazioni professionali in qualcosa di veramente proficuo per il tuo business.

🔴  Costruisci le tue relazioni per gradi. Concentrati sui tuoi più prossimi partner professionali, nell’ordine:

  • Il tuo capo, il tuo team leader
  • Gli altri componenti del tuo team
  • Le persone su cui ricadono in modo diretto le tue attività, i clienti ad esempio.

Inizia ad applicare queste vere e proprie procedure e, trattandosi di rapporti umani in primo luogo, fai leva sullo strumento più importante: una comunicazione aperta

Sai che sei nel regno dello scibile sulla Comunicazione Efficace qui, hai a disposizione una Public Communication University, pensa un po’.

Direi di non perdere tempo, inizia subito a lavorare sulle tue modalità comunicative, prendi spunto da questi contenuti!

Il leader eccellente: è soprattutto una questione di valori

Il leader eccellente è quello che ci interessa, i suoi valori sono fondamentali.
È fondamentale individuare chi sia , selezionarlo bene, fare in modo che il suo onboarding sia accattivante e possa accrescere la sua voglia di restare, perché un vero leader, e questa è scienza, è bene non farselo scappare. Un leader eccellente, e con i giusti valori, ancor meno.
Un leader eccellente infatti è la chiave per impostare dei team produttivi e stimolati, ma soprattutto che si rivelino vincenti.
Se non hai letto il post precedente fai un passo indietro per completare la tua conoscenza sulle caratteristiche di un leader.
La relazione con i leader della tua azienda è un aspetto fondamentale, soprattutto considerando che il 75% dei collaboratori cambia azienda per problemi con il capo e non per insoddisfazione rispetto al proprio ruolo.
Il vero problema relativo alla ricerca di un leader eccellente è che nella stramaggioranza dei casi lei/lui non sta cercando te, perché magari perfettamente già inserito in uno specifico contesto, a capo di fighissimi progetti, con collaboratori super!
E allora diventa difficile attirare questa persona a te.
La maggior parte di coloro che possono definirsi dei bravi leader spesso non è attivamente alla ricerca di un nuovo lavoro, tuttavia valuterebbero molto volentieri un’opportunità se venisse loro offerta.
È molto importante saper attirare le persone giuste e che soprattutto abbiano coltivato nel tempo, nonché sviluppato con consapevolezza i seguenti valori:
  • Passione: imprescindibile. I leader non lavorano per se stessi, ma soprattutto per essere un riferimento per il team. La passione non può mancare, è fondamentale per stimolare il team, alimentarlo con energia per tenere alto il livello di motivazione e incrementare la produttività. La passione si traduce in entusiasmo e nella consapevolezza di conoscere bene il proprio lavoro.
  • Umiltà: è chiaro che le competenze di un leader siano più in risalto rispetto a quelle dei collaboratori, ma il vero leader, nella piena consapevolezza del suo valore, non è superbo, né presuntuoso. L’umiltà è una caratteristica distintiva e soprattutto produttiva in quanto è suo compito promuovere la delega e la collaborazione. Se si crede un super eroe è difficile che riesca nel suo intento.
  • Comunicazione: su questo con me non si transige, ma anche sul resto. L’utilizzo di una comunicazione efficace e costruttiva è lo strumento più prezioso per il raggiungimento dei risultati. L’atteggiamento più propenso per la messa in pratica di una Comunicazione Efficace è l’ascolto, senza il quale è molto difficile stabilire un contatto con gli interlocutori. L’ascolto è lo strumento chiave per comprendere al meglio le argomentazioni del proprio team. Il feedback quello più prezioso per la crescita e la produttività del team. La Comunicazione è la competenza più importante per il momento della delega, l’utilizzo di una comunicazione ben impostata ne facilita i processi.
  • Empatia: è il collante, ciò che crea la sintonia tra le opinioni e le emozioni di ogni singolo componente del team. In assenza di essa la catastrofe è annunciata.
  • Integrità: i collaboratori devono percepire onestà e trasparenza per poter lavorare in un clima sereno e costruttivo. Il leader deve ispirare fiducia e trasmettere i valori dell’azienda nelle attività che svolge e implementa.
I valori del leader eccellente ora ti sono chiari.
Non trascurare mai le competenze e le caratteristiche di un leader eccellente perché, ricorda, i dipendenti che se ne vanno, mollano i manager, non le aziende.
Scegli bene il leader per la tua azienda!

Il successo quasi mai è casuale: 7 principi per renderlo possibile

Nel precedente post, che ti invito a rileggere o leggere per la prima volta cliccando qui, ti ho anticipato i 7 principi validi e necessari affinché l’esito di un cambiamento sia il successo.

Il cambiamento il più delle volte è un fenomeno inevitabile e agisce ancor prima che chi ne è investito ne abbia consapelezza.

In generale per sua natura è dotato di una certa imprevedibilità, ma se contestualizzato nelle organizzazioni è bene che manager, imprenditori, professionisti, consulenti si facciano trovare pronti e ne studino la struttura in modo da poter agire tempestivamente e con competenza alle prime avvisaglie della sua manifestazione.

Riprendiamo i 7 principi chiave:

Vision condivisa
Conoscenza profonda e dettagliata dell’azienda
Allineamento culturale
Comunicazione
Aiuto di un esperto esterno se necessario
Una leadership significativa
La partecipazione e il consenso di tutti i soggetti interessati dal fenomeno in atto.

Vision condivisa
Tutti i componenti di un’organizzazione devono avere ben chiara la direzione verso la quale il cambiamento condurrà l’organizzazione. Non solo è importante che il cambiamento venga ben definito e che tutti ne comprendano il significato, ma è anche fondamentale che questo cambiamento abbia senso per tutti. Diversamente il successo costituirà un miraggio sempre più irraggiungibile.

Conoscenza profonda e dettagliata dell’azienda
Quali sono le caratteristiche principali dell’azienda? Qual è la sua storia? Quali sono gli aspetti su cui bisogna concentrarsi maggiormente? Quali è pericoloso sottovalutare? Queste domande devono costituire il vademecum durante la gestione di un cambiamento. Rispondere con criterio e capacità di analisi significa porre le basi per il successo.

Allineamento culturale
Se si vuole arrivare dritti al successo bisogna fare in modo che il cambiamento sia introdotto attraverso modalità simili a come vengono solitamente fatte le cose in azienda, tranne nel caso in cui il cambiamento investa proprio queste modalità.

Comunicazione
Qui potrei scrivere un manuale su come comunicare il cambiamento nel modo giusto e alle persone giuste. L’argomento è stato affrontato in questo post, clicca per approfondire!

Aiuto di un esperto
Per esser certi che la direzione intrapresa sia quella del successo è necessario verificare l’efficacia delle metodologie e degli strumenti utilizzati. Se nel corso di questo processo ci si rende conto di non avere a disposizione tutto il set di competenze necessario, bisogna ricorrere all’aiuto di un esperto esterno, sia esso concepito in termini consulenziali, di body rental, coaching, etc.

Leadership forte
Una leadership significativa, è alla base del processo di cambiamento finalizzato al successo. Deve infatti essere in grado di sostenere e traghettare tutti i componenti dell’organizzazione verso un nuovo stadio raggiungendo risultati di successo. Questa persona deve concentrarsi esclusivamente su questa missione , deve avere autorevolezza e un elevato livello di credibilità per poter guidare tutti.

Partecipazione/consenso di tutti i soggetti coinvolti
Il consenso è una conditio sine qua non. Non si può raggiungere un obiettivo di successo se ci sono risorse che stanno andando contro il senso di marcia o che non hanno il giusto livello di motivazione e convinzione nel raggiungimento dell’obiettivo aziendale. Parlo qui di tutti i soggetti interessati: dirigenti, capi, dipendenti, proprietari, finanziatori.

L’obiettivo finale è il successo e la combinazione, strutturata, di questi 7 principi è l’unica modalità di intervento per il conseguimento di questo importante traguardo.

La tua storia aziendale, il tuo percorso dal cambiamento al successo potrebbe essere utile ad altri e uno spunto di analisi e confronto per altri lettori.
Condividila nei commenti al post sul blog o sui social.

Per approfondire le mie tematiche il link lo conosci già… oppure no?
Clicca subito qui!

Comunicare un cambiamento: le possibili reazioni

Se c’è una cosa su cui ormai non hai sicuramente più dubbi è che il cambiamento è un passaggio complesso, in generale, ma ancor di più in una organizzazione.

La comunicazione di un cambiamento mantiene questa complessità soprattutto perché coinvolge le persone e sappiamo bene che il genere umano è quanto più eterogeneo e diversificato possibile.

Le persone reagiscono in modo diverso al cambiamento, questo dipende sia dal bagaglio culturale che hanno alle proprie spalle e che influenza molto la percezione del cambiamento, sia dalle circostanze personali e di contesto in cui il cambiamento si verifica.

Solitamente si tende a concentrare il focus su chi si oppone al cambiamento, ma attenzione, apri bene la testa: anche coloro che sono a favore del cambiamento richiedono di essere gestiti, questa è una delle condizioni del successo di un cambiamento.

Adesso però li analizziamo entrambi, quelli che alla Comunicazione di un cambiamento reagiscono male e quelli che manifestano una reazione positiva.
Ti sarà ancora più chiara a quel punto la necessità di utilizzare bene la Comunicazione e saper gestire i suoi tempi per convincere i tuoi interlocutori.

Analizziamo le reazioni e nel mentre rifletti sul potere di saper comunicare ad alto impatto un argomento così importante!

Partiamo dai negativi …perché le persone reagiscono negativamente al cambiamento?

Tanti, spiegabili e meno spiegabili motivi:
– Non riescono a individuare un valido motivo per cambiare
– Sono troppo impegnate per dedicarsi al cambiamento con attenzione e impegno
– Si sentono minacciate dal cambiamento
– Sono realmente minacciate dal cambiamento
-Prendono a priori una posizione avversa al cambiamento
– Hanno un retaggio culturale che li rende poco inclini al cambiamento.

Quando ci si trova nella condizione di dover mettere delle persone di fronte a un cambiamento bisogna sempre essere pronti a una reazione negativa e soprattutto essere pronti alla diversa tipologia e intensità di manifestazione emotiva, perché anche qui è un’escalation da tenere sotto controllo.

Possibili reazioni emotive:

  • Sentirsi messo alla prova
  • Rabbia
  • Sensazione di precarietà
  • Depressione
  • Negazione
  • Immobilismo
  • Testing.

Come sempre è la tua esperienza che conta per scrivere tutti i pezzi della storia.

Cosa hai potuto riscontrare nelle persone che hai avuto modo di osservare di fronte a un importante cambiamento?
Scrivi qui oppure in risposta al post sui social!

To be continued

La comunicazione dell’odio: la parola degli haters non è mai giusta

Il tema che più mi sta a cuore, come avrai sicuramente capito, è la comunicazione ad alto impatto, ma è bene sottolineare che se l’impatto risulta essere devastante allora non si è a un livello comunicativo evoluto ma basso, così basso che elevarlo a dignità di comunicazione è già troppo.

La comunicazione d’impatto è uno strumento efficace che consente la trasmissione di un messaggio nel minor tempo possibile.

Alla definizione “scientifica” di questa disciplina aggiungo una mia nota personale: comunicare significa aggiungere valore e mai come in questo periodo la comunicazione del valore crea la differenza, costituisce la vera evoluzione, la vera emancipazione dal periodo atipico che stiamo attraversando e che, non abbandono la speranza, deve trasformarci in persone migliori.

Non vale sempre purtroppo: alcune modalità comunicative sono la dimostrazione che non proprio tutti hanno colto l’opportunità di diventare persone migliori.

La manifestazione più grave di questa carenza è la comunicazione dell’odio, quella che imperversa su vari canali, non solo social, ma anche televisivi e che è la prova misera che neanche una situazione di tale gravità come il Covid19 abbia avuto il potere di mitigare gli animi.

Partiamo dal fatto, quale fatto? – ti stai subito chiedendo-
Il punto è questo: non c’è bisogno di un fatto particolare, eclatante, d’impatto, devastante, perché tutti i neo esperti, in qualunque settore poi, intervengano nelle conversazioni sui social… ed è subito bufera di haters.
Subito è un gran parlare e con che toni!
E soprattutto: con quale grado di affidabilità?
La Comunicazione ad alto impatto è strettamente legata all’affidabilità per questo non può contemplare modalità comunicative di tale portata.

Insulti, accuse, odio su odio, ma lo scopo di tutto questo qual è?
La comunicazione dell’odio che sto analizzando da tempo è il risultato delle congetture di tutti quei “pensatori” che fino a ieri si sono improvvisati virologi, capi di stato, giustizieri dei runner nei parchi. Ogni giorno non mancano manifestazioni di odio nei confronti di politici, personaggi che prendono decisioni in controtendenza o che semplicemente vivono diversamente da come qualcuno ritiene che si debba vivere.

La comunicazione non è questo, la comunicazione ad alto impatto meno che mai.

Dell’efficacia di chi coltiva odio non abbiamo bisogno, preferiamo piuttosto che si prenda tempo e rifletta su quello che sta per dire, quindi impariamo a distinguere.
La comunicazione è un processo che parte dal pensiero e se l’effetto è distruttivo vuol dire che il problema sta nel pensiero.
Il vero pericolo si verifica quando il pensiero è distorto, corrotto in termini di valore, e qui mi chiedo e ti chiedo: può davvero considerarsi un atto comunicativo efficace?
Se il pensiero è negativo e distruttivo quanto saranno valide le tue argomentazioni?
La storia ahimè ci insegna che il pensiero distruttivo ha mosso popoli, eretto dittature, condannato speranze di pace.
Il mio personale messaggio, che da anni studio i fenomeni comunicativi è questo: parti dall’analisi, vai in profondità, non fermarti alle cose più facili in cui credere.
Crea valore e con l’odio non puoi farlo.
Sfrutta gli strumenti della Comunicazione ad Alto impatto per fare la differenza, e falla in un’ottica evolutiva, migliorativa.
La comunicazione ad alto impatto è un processo elaborato e raffinato, non priviamola di questo aspetto nobile.

Covid19: il discorso di re Filippo alla Nazione

Fino a qualche tempo fa, prima che il covid19 catturasse tutta la nostra attenzione, era mia abitudine andare alla ricerca, e poi condividere con te, i discorsi che hanno fatto la storia, quelli che sono rimasti nella memoria delle generazioni successive per la forza del loro messaggio, o quelli particolarmente interessanti per la loro costruzione e struttura.

Mentre navigavo selezionando le notizie da approfondire mi sono imbattuto nel discorso che il re di Spagna, Filippo VI, ha tenuto alla nazione proprio in merito all’emergenza coronavirus.

Il discorso si è tenuto sulle reti televisive nazionali. Il re, che si è soliti vedere in tv solo per il tradizionale discorso natalizio, non appariva sugli schermi per un discorso alla nazione dall’ottobre 2017 in occasione del referendum illegale in Catalogna.

Felipe VI costantemente informato dal primo ministro Pedro Sànchez, ha deciso di rivolgere al suo popolo parole di incoraggiamento chiamando all’appello il senso di responsabilità e di partecipazione alla risoluzione della crisi da parte di ciascuno.

Il discorso risale alla metà di marzo ed era rivolto a una Nazione che in quel momento aveva registrato 14.678 contagiati e conteggiato 741 morti.

Naturalmente le forze dell’opposizione non hanno perso l’occasione per alimentare polemiche sull’inutilità dei suggerimenti di una monarchia corrotta, ma, come già sai se mi segui spesso, questi aspetti non mi interessano, perché la mia attenzione volge direttamente agli aspetti tecnici e contenutistici della comunicazione.

 

Partiamo dall’incipit riportato da startmag.it nella sezione “mondo”:

L’intero Stato e tutte le istituzioni pubbliche si stanno impegnando a risolvere questa crisi. È una crisi che stiamo combattendo e che vinceremo e supereremo. 

Incip istituzionale comprensivo di status quo e relativo incoraggiamento. Il messaggio è: non siete soli nella risoluzione di questa tragedia, ce la faremo uniti, più forti che mai.

Non meno suggestivo il corpo del discorso in cui il re ha esteso il suo pensiero alle famiglie dei contagiati e delle vittime, manifestando loro tutto l’affetto e la vicinanza della corona spagnola.

tutti possono sentirsi protetti e ringrazio tutte le persone che stanno combattendo e aiutando per fermare la diffusione di Covid-19.Sono sicuro che daremo tutti un esempio di senso del dovere e di solidarietà. Dobbiamo resistere e resistere. Rispettare le raccomandazioni delle autorità sanitarie per sconfiggere il virus. Ognuno di noi è parte della soluzione a questa crisi.

 

Nello sviluppo della seconda parte del corpo del discorso emergono i valori fondanti dell’identità nazionale: unione, solidità, senso del dovere, solidarietà, affinché possano rappresentare i valori della Spagna agli occhi del mondo.

Non meno suggestivo l’atterraggio:

Ora dobbiamo mettere da parte le nostre differenze. Dobbiamo unirci attorno allo stesso obiettivo: superare questa grave situazione. E dobbiamo farlo insieme; insieme, con serenità e fiducia, ma anche con determinazione ed energia 

 

Forse, nella speranza purtroppo disattesa nei giorni successivi, che la Spagna potesse ancora salvarsi dalla tragedia che in quei giorni stava falcidiando l’Italia, Felipe si rivolge a un popolo che immagina unito nell’illusione di appianare le differenze per superare la minaccia incalzante del covid19.

In chiusura mette in campo i valori positivi, la fiducia, la determinazione per tornare a una realtà che ora appare lontanissima:

Torneremo alla normalità, se tutti ci uniamo e collaboriamo è una crisi temporanea. Una parentesi nelle nostre vite.

Ed è quello che ci auguriamo tutti.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Media, social, istituzioni: le parole del covid19

Il mondo delle parole è il mio regno ed ogni evento, scena, comportamento, è per me motivo di riflessione e di studio.
Il tema da giorni è l’insostituibile”: Covid 19.

Abbiamo ragionato sullo stile di Comunicazione scelto dai media nelle diverse fasi, definito la strategia di pianificazione per gestire con efficienza lo smart working, sottolineato l’importanza di rimanere connessi.
Oggi vorrei focalizzare la tua attenzione sulle parole, le parole di questa terribile condizione di incertezza e isolamento che sta popolando la nostra vita.

Facciamo prima una breve rassegna sui canali di diffusione.

Media: il mondo giornalistico ha subito puntato in alto con il linguaggio allarmista. Non che non ci siano valide ragione per allarmarsi, ma alcuni titoli hanno avuto un potere di diffusione del panico senza precedenti. Hanno cominciato dai numeri, curve in salita, picchi in previsione.
Per non parlare della pubblicazione di screenshot dei messaggi su whatsapp di persone ricoverate. Me n’è rimasto uno nel cuore di una donna di poco più di 70 anni che scriveva a sua figlia che le stavano somministrando la morfina e stava morendo.
Poi si è passati ai titoli che invocano al mistero: perché in Italia si muore così tanto e in Germania no? Qual è il mistero intorno ai focolai lombardi? Ci hanno detto davvero tutto da Wuhan?
Adesso la loro attenzione si è spostata sul domani e la frase più ricorrente è “nulla sarà più come prima”. Probabilmente molti comportamenti andranno rivisti, ma questo catastrofismo a cosa e a chi serve?

Le istituzioni. Non smetto di dirlo: sono loro la fonte attendibile. Decreti, divieti, siti da consultare,numeri da chiamare. Sui siti istituzionali governativi e della protezione civile è possibile reperire le informazioni a cui attenersi in questo momento.

I social. Il mondo si esprime su questo canale, muovendosi tra la sicurezza di non sentirsi soli e il rischio di farsi pesantemente angosciare dai pareri, le considerazioni, le previsioni, i complotti di chi cavalca il palco di facebook.
Gli economisti improvvisati preannunciano tutti i dettagli della catastrofe economica che ne verrà, i neo virologi laureati all’Università della strada hanno deciso i tempi e le modalità della mutazione del virus. Insomma, stare connessi sì, ma attenzione a non trasformare i social in un incubatore di panico e incertezza più potenti di quella che viviamo già.

Veniamo alle parole, non solo le più ricorrenti, ma quelle il cui significato ha un potere di risonanza maggiore.
Ne ho scelte alcune da esplorare insieme.

Isolamento. Per tutte le generazioni attualmente viventi questa è la prima volta che lo Stato vieta ai cittadini di uscire di casa. Le persone si sentono sole, soprattutto quelle che lo sono davvero, e continuamente esposte al pericolo del contagio, della malattia, della morte. Chi può, condivide momenti di “svago” sul balcone, anche solo per ascoltare insieme una canzone. Altri organizzano video call o momenti virtuali di condivisione.

Casa. Incredibile ma vero soltanto adesso il concetto di casa viene rivisitato come luogo in cui “si fanno le cose” contro un recente passato in cui la casa era per molti il luogo in cui passare il minor numero di ore nella giornata. Ora la casa è il luogo in cui si cucina, si studia, si lavora, ci si allena, si fanno gli aperitivi virtuali, si ristruttura, si imparano cose nuove.

Smartworking: finalmente l’Italia si è accorta di questa fantastica invenzione e i professionisti stanno cominciando a misurarsi con nuove modalità di lavoro dove rivestono un ruolo di fondamentale importanza la pianificazione e la flessibilità.

Futuro. La grande incognita dell’umanità in ogni epoca e in ogni circostanza, in questa situazione assume delle connotazioni ancora più preoccupanti per la minaccia della malattia e purtroppo nei casi più sfortunati della morte.

Crisi. A dire il vero è una parola che conosciamo già bene, ne abbiamo già attraversata qualcuna, ma in questo caso è come se il suo significato si fosse espanso non riguardando più esclusivamente la sfera economica. Il coronavirus ha il potere di amplificare il senso della crisi e di farcela immaginare in ogni cosa. Nel lavoro, nelle relazioni, nella libertà individuale, nella progettazione del futuro. Tutto è stato duramente messo in crisi da questa minaccia perenne di pericolo che ha letteralmente paralizzato le nostre vite su più fronti.

Anche oggi ti invito a riflettere sulle cose che abbiamo condiviso e a potenziare i tuoi strumenti per affrontare le difficoltà di questo periodo.

Resto connesso che con me il da fare non ti manca!

Webinar, approfondimenti, riflessioni! Approfitta di tutto questo per stare connesso, in compagnia e continuare ad apprendere!

Coronavirus e smartworking: il segreto nella comunicazione e nella pianificazione

In situazioni come questa c’è poco da lagnarsi, bisogna rimboccarsi le maniche e far quel che si deve.
Abbiamo già trattato il coronavirus da un punto di vista della comunicazione (leggi qui se hai perso il post), oggi voglio parlarti di una delle misure messe in atto in questo momento nel mondo del lavoro in alcuni settori: lo smart working.
Chi svolge una professione che si presti allo smart working è davvero fortunato, perché può attenersi alle regole di isolamento a cui siamo invitati ad aderire per contenere la diffusione del virus.

Oggi voglio riflettere insieme a te su 3 aspetti in particolare:
– La pianificazione del lavoro
– L’utilizzo dei mezzi di comunicazione
– La ricezione delle informazioni in merito alla situazione in atto

La pianificazione è un aspetto su cui insisto molto e spesso, perché ritengo che sia un aspetto fondamentale del lavoro nonché della vita in generale. La situazione in corso è esplosa all’improvviso, pertanto non tutti erano preparati a lavorare da casa. Banalmente alcuni non hanno proprio una postazione. Quindi direi che per essere produttivi in questo periodo è necessario intanto crearsi un’area di lavoro, seppur piccola, in casa, ed evitare spazi di coworking, altrimenti varrebbe la pena andare in ufficio.
Se non si è abituati allo smart working urge più che mai una pianificazione delle attività, con monitoraggio del timing e l’evitamento, come la peste, delle distrazioni. Solitamente mi occupo di pianificazioni sul medio lungo termine, ma in questo caso, data la natura degli eventi, lavoreremo sul breve termine. Ti consiglio di essere fresco come se fossi al lavoro: vestirsi, evitare di smangiucchiare tutto il giorno e di guardare le serie su Netflix dal pc privato in orario di lavoro. Uno dei pochi aspetti positivi di questo periodo assurdo è dimostrare l’efficacia dello smart working come metodologia e approccio efficace, economico, ergonomico: le aziende risparmiano costi, i lavoratori possono gestire meglio il proprio tempo soprattutto nelle città in cui raggiungere il posto di lavoro richiede da 1 a 2 ore.
L’utilizzo dei mezzi di comunicazione è un aspetto, anche qui metodologico, fondamentale. Per ovvi motivi aumenterà la necessità di comunicare a distanza, pertanto ti invito a:
– Utilizzare la mail per le comunicazione di lavoro ed evitare scambi su whatsapp nelle chat tra colleghi dove pullula il disordine ed è difficile recuperare poi le informazioni che vi siete scambiati.
– Evitare di ammorbare il prossimo con audio infiniti pur di avere un contatto con il mondo. Ti manca qualcuno? Chiamalo? Vuoi sapere come sta? Chiamalo!
– Utilizza i software di management per il lavoro in team. Ce ne sono molti, basta scegliere quello più adatto alle proprie necessità.

La ricezione delle informazioni: questo è il tema che maggiormente mi preoccupa. Imperativo categorico: tenersi alla larga da guru, complottisti, faciloni, agitatori delle folle. Ci sono delle comunicazioni ufficiali, governative, regionali. Attenersi a quelle. Rivolgersi a fonti improvvisate serve solo a farci perdere il senso di quello che sta accadendo facendoci deragliare verso una direzione sbagliata. Quindi occhio ai numeri, alle direttive e soprattutto ai numeri positivi delle cose che funzionano, perché questo sarà l’unico modo per uscirne.

Tieni botta che ce la faremo.
Tutti i miei consigli, le mie indicazioni, tutto quello che ti può aiutare lo trovi qui!
Prudenza e senso di responsabilità: solo così possiamo ricominciare, noi vorremmo farlo dai nostri corsi a partire proprio da aprile.
Non ne sai nulla?
Coooooosa?
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