Il successo…da dove arriva?
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Perché il rischio di una fuga di informazioni?
Comprendere lo stato d’animo non significa che la tua vita diventa una missione d’aiuto verso i momenti bui del tuo interlocutore, ma che puoi intervenire in una conversazione con delle domande molto mirate e strutturate in una modalità costruttiva per scandagliare il contenuto e capire dov’è l’ostacolo.
Segnali di apertura e chiusura
Capire chi mente in questo caso è più facile che in altri perché il grande vantaggio dei segnali di apertura e chiusura è che sono facilmente interpretabili, basta saper dedicare la giusta attenzione e concentrazione all’osservazione dei comportamenti.
Zoom:
🔴 La caratteristica principale dei segnali di apertura è che indicano nell’atto comunicativo la totale assenza di ostacoli di carattere sia fisico che psicologico. Il corpo si esprime esponendosi al mondo, senza ritrosie né paure. Solitamente le gambe sono sciolte, le mani aperte, c’è un buon contatto oculare e nulla trasmette tensione nervosa.
🔴 Diversamente accade quando la persona che sta comunicando sta vivendo uno stato d’animo negativo, legato all’ansia, la paura, l’agitazione ed esprime segnali di chiusura. La chiusura si esprime avvicinando molto gli arti al corpo, contraendo la muscolatura e mantenendo un basso o scarso contatto oculare.
Ora facciamo un esercizio.
Prima di osservare questi segnali negli altri e iniziare la caccia ai mentitori che ne diresti di analizzare il tuo modo di comunicare attraverso i segnali del corpo?
Come comunichi quando ti senti in un certo modo?
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Per progettare un piano di comunicazione efficace, dal punto di vista della strategia e dei risultati, è importante porsi 5 fondamentali domande.
Mi dirai: se basta questo allora tutti possono farlo.
Tutti possono sicuramente, il problema spesso risiede nel fatto che non sanno di doverlo fare o non hanno idea di dove acquisire gli strumenti per saperlo fare 🧐
Un piano di comunicazione è come un pacco che arriva, c’è un mittente, uno o più destinatari, un contenuto.
Ma chi sceglie cosa c’è dentro?
Il mittente sicuramente.
➡️ a chi comunicare?
➡️ quando farlo?
➡️ cosa comunicare?
➡️ quale strumento usare per farlo?
➡️ da dove farlo? Ovvero: che posizione occupa chi ha la responsabilità di agire una comunicazione?
Prova a sfuggire a una sola di queste domande e il tuo piano di comunicazione traballerà
🔴 Se non riesci a immaginare chi ti ascolta non sei in grado di definire il momento migliore per parlargli, con che strumento arrivare alla sua attenzione, a chi assegnare il compito, di solito delicato, di trasmettere il messaggio.
Il destinatario è il punto di partenza, quello che in ogni comunicazione promozionale viene definito target, ma la sola individuazione di questo dato non basta.
Nel post della scorsa settimana ( Chi ostacola il cambiamento? Scoprilo con le 9 categorie di Egan) abbiamo già incontrato i primi 4 possibili atteggiamenti di risposta al cambiamento.
➡️ i soci
➡️ gli alleati
➡️ i compagni di viaggio
➡️ i compagni di dormitorio
Tutti soggetti che scelgono come reagire alle trasformazioni in corso e partecipano, con supporto o avversione. In funzione della fiducia che esprimono nei confronti dei promotori del cambiamento e della misura in cui credono in esso sposano o meno la causa. Possono promuovere il cambiamento e alimentare tutte le attività messe in atto per renderlo possibile e calzante con il contesto di riferimento.
Hai già individuato tra i tuoi collaboratori qualcuno dei soggetti studiati da Egan?
Hai saputo collocare ognuno di loro nella sua categoria di comportamento di appartenenza?
🔴 La tua capacità di riconoscere la posizione dei tuoi collaboratori è direttamente proporzionale alle tue possibilità di successo.
Hai già pensato a come supportare chi intende accogliere e alimentare le trasformazioni in atto?🧐Hai già strutturato un piano di informazione, formazione, azione per chi invece intende opporsi? 🧐
Apri bene gli occhi perché il pericolo è in agguato e i rischi per il tuo business sono elevatissimi 😱
Prima di spaventarti davvero, aspetta che ti presenti il secondo gruppo, le ultime 5 categorie analizzate e presentate da Egan.
E qui inizia il bello.
Per ogni gruppo di categorie va sviluppato un piano di comunicazione e di formazione dedicato, in modo da diversificare gli interventi e ottenere dai loro esiti il massimo risultato in termini di business e relazioni 💪
Nella migliore delle ipotesi si innesca un meccanismo di conflitto pericoloso per la salute mentale dei collaboratori e per il business, nel peggiore dei casi il livello motivazionale del collaboratore si abbassa al minimo storico, entra in un loop di crisi di competenza, qui neanche oso entrare nel merito della quantificazione del danno.
Disastro.
Lavora su questo e smantella vecchi modi di ragionare e di operare 💪
Al prossimo contenuto ragioneremo su come impostare una critica in modo positivo, efficace, costruttivo con 5 specifici step!
Che il mondo sia cambiato non c’è alcun dubbio.
Che la Comunicazione abbia avuto lo stesso esito neanche.
Realtà e comunicazione sono legate indissolubilmente. è tempo di sfide nuove perché è cambiata la realtà e di conseguenza il modo di concepire la quotidianità.
Il rapporto con il cliente è cambiato – sia esso interno o esterno -, non ci si incontra, ci si dà appuntamento su zoom, o se si riesci ad incontrarsi si evita la stretta di mano, la pacca sulla spalla con quelli più amici. I collaboratori si gestiscono a distanza, senza pausa caffè insieme per due chiacchiere, una risata … magari anche questo su zoom.
Ad un anno dall’evento epocale dell’emergenza sanitaria è cambiato il modo di concepire i valori per non parlare del loro ordine di priorità.
La sicurezza è diventato il mantra di chiunque, superando confini sociali, economici, territoriali. Tutti indistintamente vogliamo sentirci al sicuro. E guai se quella certezza manca, se quella speranza non si affaccia almeno una volta al giorno alla porta di ognuno.
Sostenibilità è diventato il valore che accende riflessioni e sensibilità.
Relazione: quella parola magica che per alcuni è stata una nuova scoperta, per altri l’incubo di viverne senza o di condividere il tempo cercando di smussare o evitare la conflittualità.
Il distanziamento ha creato dei solchi tra le persone e dentro le persone, condizionando il loro modo di vivere per intero, ma soprattutto di porsi nei confronti degli altri.
Questi altri sono i cari lontani, i più vicini magari anche temuti o evitati, sono le relazioni che ci servono per lavorare, per fare networking, business. Insomma, il nuovo mondo ha determinato la nascita di nuove forme di Comunicazione, non nuove nella loro natura magari, ma nuove nei contesti improvvisamente stravolti, nuove nella percezione, nuove negli obiettivi.
Anche le parole sono cambiate.
Puoi forse più dire “ci vediamo” senza che nell’altro inneschi il pensiero “speriamo, che qui non si sa mai”.
Non puoi più motivare parlando di “accettare una sfida senza che il pensiero vada alla sfida della salute, per la vita.
“Ce la faremo, dai!” un tempo era la frase dei coach, oggi ti rimanda subito a chi sta combattendo in terapia intensiva ed è inevitabile che sia così, che il pensiero vada lì.
Tutte le frasi, le incitazioni, le parole che prima usavamo con disinvoltura e con intenti positivi, oggi pur mantenendo l’intento positivo vengono ricontestualizzate e diventano angoscianti allusioni.
La mia domanda è: di cosa ha bisogno oggi il mio interlocutore?
La risposta che mi sono dato, prima di interrogarmi sulle parole, è che il mio interlocutore ha in primo luogo bisogno di sentirmi vicino a lui ovvero di vedere agito il principio di prossimità.
Eh sì, proprio lui, Ovviamente non parliamo di una prossimità fisica, ma di una vicinanza vera anche quando il mio interlocutore non può vedermi.
Hai presente quella sensazione che provi quando i tuoi cari sono lontani, ma senti che ci sono?
Hanno attenzione, cura di te, vogliono davvero sapere come stai, al di là dei tuoi risultati o successi a loro interessa sapere come ti senti, dentro di te.
Ecco, a questo mi riferisco quando parlo di principio di prossimità.
Per il nostro cliente il discorso è analogo, ha bisogno di noi, di sentirci vicino senza il bisogno da parte nostra di vendergli qualcosa.
Il principio di prossimità si può in questo modo mettere in pratica:
dando dei consigli, facendo sentire il cliente sicuro del fatto che le scelte fatte sui tuoi prodotti magari facciano il suo bene e quello della collettività, che si senta sicuro del fatto che venire a contatto con te, con il tuo ambiente, con il tuo prodotto non lo esponga a rischi di salute. Oggi anche questo assume un valore elevatissimo.
Il tuo cliente ha bisogno di sentirsi importante per te.
Un errore da non commettere per esempio? Non iniziare con lui una telefonate con un “come stai?”
Ti chiedi il perché?
Perchè c’è un retaggio dietro la frase “come stai” … tutte le volte che la senti sai che a breve riceverai una proposta o una richiesta … che palle!
Ed oggi, in questo contesto, in questo nuovo mondo, “ciao, come stai” non può significare che alla prossima frase cercherò di venderti qualcosa.
Non è questo oggi il modo di avere cura del tuo cliente.
Prossimità, cura, interesse vero.
La sua realtà è cambiata, il tuo modo di esserci deve cambiare.
➡️ Senza scomodare la piramide di Maslow siamo tutti piuttosto consapevoli che il bisogno più ricercato dall’individuo – e spesso il più difficilmente raggiungibile – sia la felicità.
Secondo il Rapporto Mondiale sulla felicità 2018 dell’ONU, gli indicatori presi in considerazione per stilare una lista dei popolo più felici sono … indovina?
Alla luce di questo the winner is … Finlandia!
E a seguire in cima alla lista gli altri suoi colleghi della penisola scandinava.
🔴 Le motivazioni della felicità, a prescindere dai rapporti istituzionali delle Nazioni Unite, sono estremamente soggettive legate ai momenti storici e personali.
Tuttavia sulla base di un modello di vita assodato e condiviso come quello occidentale è piuttosto coerente e attendibile che i fattori presi in esame siano realistici.La mia domanda ora è: come si colloca la Comunicazione all’interno di questo discorso?
👉 Che ruolo hanno le parole, i toni, i gesti, insomma tutto quello che un individuo può comunicare, nella ricerca della felicità?Ci sono parole che per propria natura includono felicità, pensa a :
è un elenco destinato a crescere se orienti il pensiero in questo direzione.
🔴 Quello che però nel mondo delle parole vale sempre è il valore della composizione, ovvero cosa metti prima o cosa metti dopo la parola centrale. Queste piccole particelle hanno il potere di ribaltare i contesti e trasformare una favola in un incubo.Pensa a quando ti viene comunicata una bellissima notizia – hai accesso a qualcosa che desideravi davvero e da tanto – ti illudi per qualche secondo, finché una semplice composizione di parole arriva a distruggere il sogno. Hai presente quelle robe del tipo
Quante probabilità ci sono che riesci a schivare tutti quei punti elenco?
Eh!
Un altro esempio riguarda il modo in cui le cose vengono comunicate. Sei in un contesto professionale da cui ti aspetti una crescita, un’evoluzione. Il tuo capo ti comunica una promozione come se ti stesse comunicando l’indirizzo da digitare sul navigatore, nessuno pone in risalto la cosa, nessuno pronuncia le parole magiche – congratulazioni, brava/o te lo sei meritato, sono felice per te –
La tua promozione sì ti consente di evolvere, ma l’assoluta mancanza di entusiasmo e di supporto da parte delle persone con cui ogni giorno dovrai lavorare abbatte la tua motivazione in modo difficilmente recuperabile.
Ma per fortuna le situazioni si possono ribaltare anche positivamente, ed ecco che accanto a parole con una carica negativa si possono collocare parole con un potere attenuante o anche consolatorio.
“Le cose stanno così, ma…”
Insomma la parola magica non esiste, neppure se in apparenza lo sembra.
🔴 Esiste una combinazione ragionata, supportata da contesti, modellata dal non verbale e alimentata dallo stile relazionale di chi la trasmette.
Buona giornata della felicità e ricorda … parole felici in assoluto non esistono, ma quelle gentili funzionano sempre!