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Prossemica nel discorso pubblico: errori e soluzioni.

La prossemica è una delle numerose componenti della comunicazione non verbale, che assume particolare rilievo in un discorso pubblico.

La prossemica: cos’è?

 
Per essere chiari e precisi, quando parliamo di prossemica ci riferiamo a tutto ciò che ha a che vedere con la gestione dello spazio fisico di una persona. 
Nello specifico, quello che in un discorso pubblico incide fortemente sulla trasmissione del messaggio è il controllo dei movimenti e la tenuta della posizione.
Il controllo dello spazio attraverso la posizione e i movimenti denota la padronanza della situazione che lo speaker trasmette al suo uditorio.
Quindi anche quando pensi che il tuo contenuto sia interessante e persuasivo, non devi mai trascurare tutto ciò che con i tuoi movimenti riesci a comunicare.

Errori di comunicazione non verbale legati alla prossemica

La comunicazione non verbale contribuisce fortemente all’efficacia della comunicazione in quanto supporta il messaggio verbale e ne condiziona la percezione da parte del pubblico.
 
Questo significa che anche un banale errore può influenzare l’idea che il pubblico si fa di te e rendere meno persuasivo ciò che stai comunicando. 
Facciamo quindi un utile zoom sugli errori più comuni per evitare che facciano precipitare il tuo discorso e far fuggire altrove il tuo pubblico.
 
Il mio consiglio è: trasforma questi errori in una lista di cose da non fare.
  • non muoverti casualmente nella stanza, è indice di insicurezza e nervosismo. In questo modo riesci in una sola cosa: far innervosire chi ti ascolta.
  • mai dare le spalle al pubblico, è un errore frequente quando si commentano le slide.
Non dare per scontato queste cose perché quando ti trovi davanti a un pubblico, ti posso assicurare che sarai completamente assorbito da quello che vuoi dire. Questo potrebbe farti avere meno controllo su altri aspetti, come la prossemica, per l’appunto.

La corretta posizione dello speaker costituisce di per sé un canale di comunicazione con il pubblico in quanto facilità il primo contato viscerale con gli interlocutori, quindi il suo potere di trasmissione è elevatissimo.

 
Un altro tassello si aggiunge alle competenze da apprendere, o affinare, per rendere efficaci, ed eccellenti, le tue performance pubbliche. 
Ma come imparare tutto questo?
Ovvio …
stili_relazionali

Stili relazionali a confronto: i limiti di un interlocutore passivo.

Gli stili relazionali mostrano vantaggi e limiti delle persone che li adottano nelle diverse situazioni comunicative.
Al vertice opposto dello stile aggressivo, si colloca quello passivo.
I due stili relazionali indicano una prevalenza più che un assolutismo, infatti è piuttosto difficile che una persona rispecchi al 100%, e in ogni situazione, un unico stile, senza mai sconfinare in atteggiamenti più vicini anche agli altri stili.
L’equilibro tra lo stile aggressivo e quello passivo può esistere, ma raramente ci viene donato dalla natura, piuttosto è frutto di un lavoro serio e continuativo sulle proprie modalità comunicative e atteggiamenti verso gli altri.
Se lo stile aggressivo non incoraggia o spaventa, anche quello passivo presenta limiti importanti che possono nuocere seriamente all’obiettivo comunicativo e alla serenità degli interlocutori.
Seguimi in questo rapido focus sullo stile passivo e vediamo le principali caratteristiche dei comportamenti di chi adotta in prevalenza questo stile.
  • Non esporsi
  • Non affermare la propria posizione subendo quella degli altri
  • Non dichiarare i propri desideri né il proprio malcontento
  • Non esprimere emozioni, soprattutto quelle negative
  • Non intervenire nella conversazione per proporre una propria idea
  • Non comunicare disaccordo quando le argomentazioni degli altri sono fortemente in antitesi con i propri valori
  • Manifestare la tendenza a lamentarsi senza mai proporre soluzioni o alternative
  • Evitare di prendere di petto i problemi e di proporre soluzioni

Lo stile passivo presenta degli elementi fortemente connotativi anche nella sfera della comunicazione non verbale e paraverbale, vediamone alcuni.

Quando si ha una maggiore tendenza verso lo stile passivo si manifestano i seguenti comportamenti:

– non guardare negli occhi l’interlocutore
– essere molto evasivo
– avere un volume e un tono di voce basso e cantilenante
– muoversi a scatti e con gesti nervosi
– non si ha una buona fluidità verbale, sono numerose pause ed esitazioni
– si ha una gestione dello spazio tendente ad aumentare la distanza dall’interlocutore
Molte cose da affrontare e su cui lavorare, ad una ad una per adottare uno stile comunicativo che ti avvicini quanto più possibile all’obiettivo che vuoi raggiungere. 🎖️
Come partire?
Parliamone!

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potere-dello-sguardo

Il potere dello sguardo … è nel movimento degli occhi!

Sul potere dello sguardo non devo certo convincerti!
Sai per esperienza che attraverso il movimento degli occhi passano contenuti spesso molto più ricchi, e soprattutto più convincenti, delle parole .
Non c’è bisogno di essere un esperto di comunicazione, in questo caso non verbale, per comprendere la mole di emozioni che uno sguardo può veicolare, sia che quelle emozioni accompagnino delle parole, sia che siano gli unici contenuti dello scambio comunicativo.
Immagina una situazione in cui stai parlando a più persone, il tuo pubblico per intenderci.
Quali sono i vantaggi di saper applicare le tecniche di comunicazione non verbale al punto da sapere come utilizzare lo sguardo?
Te ne indico qualcuno in modo che l’esempio ti chiarisca le idee:
➡️  si stabilisce con l’uditorio un rapporto più diretto, meno freddo, in quanto si crea l’atmosfera del colloquio a due, in modo che ogni componente dell’uditorio possa sentire l’interesse su di sé. Non importa che ci siano 4 o 50 persone, con lo sguardo si crea un canale diretto con il proprio interlocutore.
➡️  a vantaggio del relatore si controlla l’ ansia da prestazione, riducendo l’iperattività visiva, quella sorta di movimento compulsivo che quando siamo nervosi ci fa girare gli occhi come delle schegge impazzite per tutta l’aula
➡️  si elimina il rischio di distrazioni visive riducendo il numero di immagini trasmesse al cervello. Ebbene sì, spesso per mascherare e superare il nervosismo ci si guarda intorno, ma, poiché non siamo macchine, è altamente probabile che quell’ “intorno” ti distragga allontanando te dal focus del discorso e il tuo pubblico da te.
Non esiste una regola generale su quanto debba durare un contatto visivo ma esiste una regola percettiva, ovvero una regola che si basa sulla percezione che hanno l’emittente e il destinatario del messaggio.
🔴 Un corretto contatto visivo deve dare la sensazione al nostro interlocutore di essere visto, ovvero deve trasferire quel messaggio del tipo “ti ho visto so che ci sei, grazie di prestarmi ascolto , sei importante in questo discorso”.
Molto importante quando si guarda negli occhi una persona e si sta facendo un discorso in pubblico è annuire e fare un piccolo gesto di consenso con la testa per dire “si, quello che sto dicendo lo sto dicendo a te, quello che sto dicendo è giusto ed è vero!
Grazie che mi stai ascoltando”.
Il contatto visivo trasferisce anzitutto una sensazione di gratitudine nel tuo interlocutore e questo inevitabilmente lo predispone in modo positivo nei tuoi confronti.
Ecco dunque come si sviluppa in un discorso un corretto contatto visivo.
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I segreti del linguaggio del corpo: i gesti di autoconforto.

Il linguaggio del corpo è un mondo molto esteso e ricco di dinamiche spesso di non facile comprensione.
Più volte ti ho spiegato che la maggior parte del messaggio comunicativo si gioca lì, in tutto quello che passa attraverso la comunicazione non verbale.
Oggi ti voglio svelare quel che si cela dietro a un altro interessante gesto del linguaggio del corpoil gesto di autoconforto.
Ti riporto un esempio di immediata comprensione perché ha come protagonisti i membri della famiglia reale britannica, che hanno un bagaglio di linguaggio codificato non indifferente, ma anche in fatto di gesti di autoconforto non scherzano.
Questo accade spesso nelle occasioni pubbliche, in cui, oltre a dover seguire un protocollo rigido di comportamenti,  devono essere in grado di gestire imprevisti e comunicarli al loro prontissimo staff.
La borsa della regina … ti sembra mai possibile che la regina abbia bisogno di una borsa? Pensi che dentro abbia contanti, cellulare e agenda con tutto lo staff che ha a disposizione?
La borsa della regina serve per mettere in atto gesti di autoconforto, per proteggersi quando si sente in imbarazzo, per chiedere aiuto ai suoi assistenti in un momento di difficoltà per stringere qualcosa in mano e scaricare la tensione.
Sul principe Carlo si potrebbe scrivere un manuale.
Hai notato che nelle occasioni pubbliche, quando scende dall’auto incrocia un braccio davanti al busto e si tocca la tasca della giacca?
Ecco, quello è un gesto di autoconforto, perché, anche in questo caso, vuoi che ci sia del denaro, un telefono, o altri oggetti in quella tasca?
Ovviamente no.
Non bisogna essere dei reali per mettere in atto gesti di autoconforto, capita ogni giorno nella vita di chiunque.
🔍  zoom sul gesto di autoconforto inconfondibile: la mano sul collo o sulla nuca, è tipico non solo nei momenti di ansia, ma anche nei momenti di attesa per cadenzare il tempo o per sopportare il silenzio in presenza di altre persone.
Se l’emozione di disagio aumenta, allora si passa alla mano in bocca, fino al gesto di mangiarsi le unghie o mordicchiarsi le mani.
Se ci sono accessori sul corpo allora ecco che vedrai persone giocare con la collana, togliere e mettere l’anello, tirarsi l’orecchino.
Si tratta di meccanismi inconsci e incontrollabili e per questo segnali utilissimi per capire lo stato d’animo di chi hai davanti.
Tutto chiaro???
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In aula o in video call: il linguaggio non verbale in una presentazione.

Il linguaggio non verbale rappresenta la componente più corposa di un momento comunicativo.
Il 93% di un messaggio (è questa la percentuale totale di elementi non verbali in un atto comunicativo), è a sua volta composto per il 55% da segnali visivi e il 38% da elementi paralinguistici.
Il nostro modo di lavorare è cambiato, quello che non deve cambiare è la capacità di gestire il linguaggio non verbale all’interno di una presentazione. Che si tratti di un meeting di persona, o di una video call ci sono dei comportamenti da tener sempre presenti se non si vuole ottenere il risultato di distrarre l’ascoltatore anziché attirare la sua attenzione.
Il pericolo in questo momento storico è in agguato più che mai, proprio perché si è passati alla modalità smart working, che per molti è home working, si tende a vivere in modo più easy anche le situazioni strutturate in funzione di uno specifico obiettivo.
Quindi prendi nota di quel che segue, e fai uno strategico copia e incolla sul tuo file dei meeting, se non ce l’hai crealo e annota tutte le informazioni utili per la buona riuscita della tua performance:
  • non essere immobile come un manichino: dal vivo non oso immaginare la scena, ma anche davanti a uno webcam l’interlocutore se non ti muovi potrebbe annoiarsi a dismisura. Neanche il mal di mare però: virtus in media stat!
  • se devi leggere qualcosa o fare riferimento a un tuo supporto di appunti, non c’è nulla di sbagliato, ma prepara un power point e mostralo in aula o nello schermo condiviso. Il non verbale che emerge durante la lettura degli appunti, se non condivisa, sarebbe distraente, sia in aula sia in video call.
  • non guardare in giro per la stanza né in aula, né in video. Focus sempre su chi ascolta!
  • se c’è qualcosa che ti distrae nell’ambiente in cui stai eseguendo la tua presentazione, ignorala. Alla prima pausa potrai andare a controllare.
  • supporta il non verbale con un buon paraverbale: qui siamo al confine tra le due aree, ma un giusto tono, timbro, ritmo e volume della voce condizionano moltissimo anche l’effetto del non verbale sugli ascoltatori.
  • e … dulcis in fundo … rileva il non verbale di chi ti ascolta: osserva il tuo pubblico in aula, fai uno sforzo di vista sullo schermo e cerca di captare le reazioni, l’atmosfera!
Tutto chiaro???
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Lie to me. L’indizio è nel comportamento

“Lie to me” è una di quelle serie che ha tenuto attaccati allo schermo per anni milioni di telespettatori. Lui, il protagonista, sa capire chi mente.
Dopo il desiderio di volare e quello di comprendere il linguaggio degli animali si colloca il desiderio di capire chi mente.
Quello che posso dirti ora è che sicuramente può essere interessante capire cosa dicono gli animali sì, specie se ti riguarda, e che a volare ci pensa l’aereo su cui puoi comodamente viaggiare, ma capire se chi ti parla mente è compito tuo.
Questo sì che puoi farlo!
Capire se il tuoi interlocutore mente, oltre al tuo interesse psicologico sulla vicenda in generale, può chiaramente tutelarti da possibili pericoli soprattutto se hai affidato a questo persona qualcosa di importante, come la tua fiducia o il tuo tempo.
Il linguaggio del corpo aiuta in questo, ma devi allenare l’occhio a prestare attenzione ad alcune cose, altrimenti l’abile mentitore l’avrà vinta.
Prima di tutto è bene fare una precisazione: alcune volte le persone non sanno di mentire, sono convinte di essere nel giusto e nel vero anche quando a te è palese la menzogna.
Quale può essere la causa di questa situazione: l’ignoranza, nel vero senso della parola, ignorano che stanno mentendo perché conoscono quella versione dei fatti e ritengono che sia vera.
Poi ci sono le bugie buone, che a dirla tutta magari non sono neanche pienamente bugie, come quando quando assaggi il dolce preparato dal tuo amico e ti senti in dovere di complimentarti, magari in cuor tuo senti che non ha nulla di così speciale.
Si chiama bugia sociale, quella che serve per facilitarti le cose con gli altri, per aprire un canale dove non c’è, per fare piacere a qualcuno e costruire un buon rapporto anche se momentaneo con lui/lei.
Quello che però a un occhio attento non deve assolutamente sfuggire sono le bugie pericolose, premeditate, di convenienza, quelle che possono mettere nei guai anche te.
Vuoi ritrovarti fregato e deluso?
Io dico di no!
Ecco allora che spunta il solo elemento su cui devi focalizzare la tua attenzione: il comportamento.
🔴  Osserva, scruta, registra, perché chi mente, mentre lo fa, cambia qualcosa nel suo solito modo di agire. Si morde le labbra, distoglie lo sguardo, gioca con i capelli, si gratta una gamba.
Se conosci quella persona e hai avuto di osservarla in altre circostanze della sua vita allora sei in vantaggio.
Non è necessario che vi conosciate da una vita, bastano poche ore, anche solo due incontri, se hai l’occhio allenato e sai dove devi guardare ti assicuro che la menzogna non ti sfuggirà.
Il linguaggio del corpo non fa miracoli, è vero, ma aiuta e, come qualunque altro strumento, se lo si conosce fornisce soluzioni.
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Sai riconoscere il messaggio che si nasconde dietro a un sorriso?

Sai riconoscere il messaggio che si nasconde dietro a un sorriso? 

In molti probabilmente non si sono nemmeno mai posti il problema, ma tutti sappiamo, in base alle nostre esperienze che esistono sorrisi sinceri e sorrisi che invece hanno l’obiettivo di nascondere le vere emozioni di chi li manifesta.
 
Del resto, l’espressione “fare buon viso a cattivo gioco” descrive proprio la capacità di ostentare un’espressione positiva con l’intento di mascherarne un’altra.
 
🔴  Nel mondo della Comunicazione non Verbale, ciò che ci consente di riconoscere un sorriso falso è la totale assenza di coerenza rispetto al contesto o alle parole che si stanno pronunciando.
Gli esperti parlano anche di “sorriso sociale”, ovvero quell’espressione facciale che si adotta e si mostra in circostanze in cui semplicemente conviene farlo.
Un sicuro vantaggio del sorriso sociale è che, anche quando non è spontaneo, ma ben camuffato, comunica all’altro assenza di ostilità e una certa disposizione a un clima non conflittuale. Il alcuni contesti questo è sufficiente.
In fondo è bene anche scrollarsi di dosso la convinzione che un sorriso di circostanza sia necessariamente indice di cattive intenzioni.
Vai con l’esempio: molte persone, per lavoro, sono tenute ad entrare in contatto con un gran numero di clienti, collaboratori, fornitori, insomma, persone in generale.
Ora, non è detto che chi svolge un lavoro così tanto a contatto con il pubblico debba essere sempre di buon umore e ben disposto verso l’altro, ci sono le “giornate no” per tutti e anche all’interno della stessa giornata non si ha spesso lo stato d’animo per sorridere sempre spontaneamente 😊
 
Per questo ci si affida a un sorriso magari meno entusiasta e spontaneo ma sicuramente desideroso di comunicare cordialità e buona educazione 💪
Come è fatto questo sorriso sociale?
Beh se vuoi che la conoscenza della Comunicazione non Verbale ti aiuti a identificare meglio le intenzioni del tuo interlocutore, qualche strumento lo devi affinare:
nel sorriso sociale gli angoli della bocca vanno verso occhi, senza sollevarsi, e nella zona perioculare non si registra alcuna attività che denoti la presenza di un’emozione.
Nel sorriso spontaneo, notalo da oggi in poi, gli angoli della bocca vanno in alto verso gli occhi, e nella zona perioculare si formano delle piccole rughette espressive.
Un piccolo trucco per capire meglio chi si ha davanti e, quando serve, per scoprire il buon viso a cattivo gioco, che nella vita e negli affari spesso non porta a niente di buono.
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I gesti e il loro significato: decifrare la comunicazione non verbale

Un punto di partenza fondamentale per poter decifrare la Comunicazione Non Verbale è saper interpretare il significato che si nasconde dietro ai gesti.

Decifrare la Comunicazione Non Verbale

C’è un mondo ancora grandemente inesplorato di gesti e atteggiamenti nonostante da tempo immemore si conosca l’esistenza della Comunicazione Non Verbale. Non si tratta di riconoscere chi mente o meno, per quanto possa essere davvero di grande aiuto, ma piuttosto di capire cosa ci viene realmente comunicato, oppure addirittura cosa succede al nostro interlocutore interiormente mentre ci sta comunicando qualcosa.
Si sente bene nel dirti qualcosa?
Si sente in imbarazzo? E perché?
Forse quello che ci sta dicendo avrà delle conseguenze che lui conosce e tu no? Saperlo prima aiuta?
Saperlo prima molte volte ti salva dal pericolo di situazioni deleterie per te o per il tuo business.
Proprio così.
I gesti e il loro significato
Come decifrare dunque il significato di ogni singolo movimento?
Intanto sapendo che qualcuno ha pensato di facilitare per te le cose suddividendo i gesti in 5 categorie.

Ecco loro hanno individuato 5 caratteristiche in base alla funzione dei gesti:

➡️  illustratori: sono gesti di natura per lo più subconscia che hanno il compito di accompagnare un discorso per rafforzare e confermare i contenuti. Se stai parlando di un albero che è cresciuto, sai cosa fai di solito? Tendi il braccio verso l’alto.

➡️  simbolici: hanno un significato specifico e condiviso all’interno di una cultura. Questa tipologia di gesti sostituisce la parola. Se devi dire ok alzi il pollice e non dici altro.

➡️  indicatori dello stato emotivo: qui si radunano tutte le espressioni facciali, gli atteggiamenti posturali capaci di tradire le tue emozioni. Sono inconsapevoli.

➡️  di adattamento: anche in questo caso siamo nella sfera emotiva dove questa tipologia di gesti indica lo stato d’animo, il disagio di una persona che mente, l’imbarazzo nell’affrontare certi argomenti. Hai presente quando un interlocutore si mordicchia le labbra, toglie e mette gli occhiali?

➡️  regolatori: risiedono qui tutti quei gesti che servono per regolare un dialogo. Tra questi sicuramente c’è il gesto di annuire o il contatto oculare.

🔴 Saper decifrare il significato dei gesti rappresenta un vantaggio molto importante che è bene non sottovalutare se si vuole essere certi di essere all’interno di una Comunicazione Costruttiva per tutti gli interlocutori coinvolti.


Non aspettare di scoprire le sorprese quando è troppo tardi, datti da fare e impara a riconoscere gli obiettivi del tuo interlocutore per comunicare efficacemente i tuoi.

Non sai come fare vero?

Partiamo da qui, scrivimi ⬇️

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Cinesica e Linguaggio del Corpo: il gesto nella Comunicazione Non Verbale.

Linguaggio del Corpo e Comunicazione Non Verbale

La cinesica, lo studio del gesto, riveste un ruolo fondamentale nel campo del Linguaggio del Corpo, che a sua volta costituisce uno dei pilastri della Comunicazione Non Verbale.

Tutto quel mondo che non è fatto di parole governa, molto più delle stesse parole, il mondo della Comunicazione.
In questo regno ricco e variegato il gesto rappresenta l’elemento più significativo e determinante.

Per quanto da anni, decenni, e molto di più, si parli del potere della Comunicazione Non Verbale, ad oggi, alcune sue implicazioni sono ancora sottovalutate.


Il mondo della gestualità abbraccia una moltitudine di movimenti e segnali che il più delle volte esprimono significati inequivocabili … ma solo per chi sa riconoscerli .

🔴  Conoscere i meccanismi che regolano il linguaggio del corpo significa riuscire a interpretare la maggior parte dei segnali che un interlocutore è in grado di inviarci anche quando non pronuncia nemmeno una parola.Per non parlare poi di tutte quelle volte in cui le parole non corrispondono alle reali intenzioni, ai veri pensieri, di chi le pronuncia, deludendo inevitabilmente chi dall’altra parte quelle parole le ha ascoltate magari riponendo fiducia in ciò che esprimevano e nella persona.

Il grande vantaggio offerto dalla conoscenza del Linguaggio del Corpo è che quest’ultimo, nella maggior parte delle circostanze, agisce in modo spontaneo e inconsapevole, pertanto difficilmente può nascondere qualcosa di artefatto e ingannevole, ma al contrario diventa un termine di paragone attendibile rispetto a quanto viene detto.

Non sempre però il gesto accompagna la parola, c’è una gamma vastissima di informazioni ricavabili dalla sola osservazione di una persona prima che apra bocca.

Il ruolo del gesto nella Comunicazione Non Verbale: quando nasce la Cinesica

L’ampio ventaglio di movimenti che rientrano nella definizione di “gesto” è oggetto di studi e osservazioni da secoli, ma bisogna aspettare la metà del ‘900 per parlare di “cinesica” – ovvero la Comunicazione che avviene attraverso la mimica e la gestualità – dalla definizione dell’antropologo americano Ray Birdwhistell.

L’origine etimologica va individuata nella parola greca kinesis, il cui significato è, per l’appunto, movimento.

Agli studi di Birdwhistell si aggiunse il contributo di altri studiosi, come lo zoologo Desmond Morris, secondo il quale “il gesto è qualunque azione capace di inviare un segnale visivo a un osservatore […] e di comunicargli una qualsiasi informazione”.

Nel 1970 il modello della cinesica fu perfezionato da Paul Ekman e Wallace Friesen, della University of California, i quali hanno individuato specifici campi di applicazione della cinesica.

Eh no, non adesso.


Ora soffermati su quanto trattato in questo post.
Ripercorri le tue modalità comunicative, sempre perfezionabili in funzione degli obiettivi che desideri raggiungere. 
Ricorda: un errore banale si trasforma facilmente in obiettivo mancato.

Lavora sui tuoi punti di forza affinché la Comunicazione ti conduca dove speri.
Come si fa?Scrivimi!
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Lo stile che fa la differenza? L’assertività!

Siamo arrivati al dunque: è qui che avere il giusto stile di comunicazione può fare realmente la differenza!
Ti sarà forse già noto che lo stile assertivo è quello che maggiormente si addice alle caratteristiche di un buon comunicatore.

Entro nel dettaglio.

Lo stile assertivo denota in primo luogo:
· Una piena consapevolezza di sé
· Fiducia in se stessi
· L’assunzione di responsabilità

I comportamenti tipici dello stile assertivo sono:
• Avere una piena consapevolezza dell’obiettivo e agire in quella direzione
• Affermazione dei propri diritti nel pieno rispetto di quelli degli altri
• La capacità di presentare le proprie argomentazioni in modo chiaro
• Esprimere le proprie emozioni motivandole
• Essere in grado di distinguere i fatti concreti dalle opinioni personali.
• Proporre nuove idee valutandone le possibili conseguenze.
• Dedicarsi all’interlocutore praticando l’ascolto attivo
• Manifestare atteggiamenti di apertura verso l’interlocutore per condividere idee e soluzioni
• Accogliere le argomentazioni degli altri valutandole come suggerimenti
• Riconoscere i propri limiti mettendosi in discussione e mostrandosi disponibile al miglioramento.
• Assumersi la piena responsabilità delle proprie azioni.

Le dirette conseguenze dell’assunzione di questo stile sono:
• Si evita un clima di tensione che favorisce posizioni di conflitto
• Si crea un clima relazionale favorevole allo scambio comunicativo
• Si ha la possibilità di esprimere le proprie idee

La persona assertiva presenta le seguenti caratteristiche:
· Flessibilità
· Autoironia
· Autocritica e tendenza al miglioramento
· Valuta e non giudica
· Accoglie le opinioni degli altri
· Cambia opinione se si rende conto di aver proposto idee non efficaci o carenti
· Ascolta
· Non subisce
· Sa dire no

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