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I discorsi che hanno fatto la storia: Gandhi alla marcia del sale

Il discorso: non smettere mai di aspettare un mio post su questo argomento, perché, come sai, mi sta particolarmente a cuore ed è uno dei pilastri del mio must “sempre la parola giusta”.

Ebbene la parole vanno inquadrate, strutturate, inserite in una sequenza logica, coerente e funzionale.
Sono un appassionato dei grandi discorsi della storia, in particolare di quelli che hanno contribuito in qualche modo a rendere grande quel pezzo di storia!

Oggi voglio condividere un passo del Discorso della marcia del sale, di Gandhi del 1930.
Te lo introduco prima di riportarne la citazione.
La marcia del sale fu un’iniziativa volta a sfidare il decreto ministeriale reale che proibiva agli indiani di estrarre il sale. Inizialmente i protagonisti di questa iniziativa furono in pochi, ma arrivarono in migliaia, per poi, in migliaia, essere picchiati e arrestati dalla polizia inglese.

Ecco il discorso che Gandhi proclamò alla marcia del sale

Da quanto ho visto e sentito nelle due ultime settimane, sono propenso a credere che il numero dei seguaci della resistenza civile continuerà ad aumentare ininterrottamente. Ma è necessario che non si manifesti neppure una parvenza di violenza anche dopo che noi saremo stati arrestati. Noi abbiamo fermamente deciso di far ricorso a tutte le nostre risorse per portare avanti una lotta esclusivamente nonviolenta. Nessuno deve consentire che l’ira lo faccia deviare da questa via. Questa è la mia speranza e la mia preghiera. Vorrei che queste mie parole raggiungessero ogni angolo del paese. Se io e i miei compagni periremo nella lotta, avremo portato a termine il nostro compito. Toccherà allora alla Commissione di Lavoro del Congresso indicarvi la via da seguire, e starà a voi seguire la sua guida. Questo è il vero significato della risoluzione della Commissione di Lavoro.

L’emozione, e il brivido, che questo discorso infonde è legato non solo ai contenuti profondi e di grande valore umano e civile, ma anche al modo in cui la resa di questi contenuti è resa sublime grazie alla struttura su cui il testo è costruito:

– C’è un’apertura contenente tutto ciò che è necessario introdurre per coinvolgere i partecipanti e ribadire le motivazioni
– C’è un “corpo” in cui il discorso vive il suo sviluppo e contiene i fatti, le volontà, la determinazione, creando una chiara ispirazione.
– C’è un atterraggio, una chiusura, che porta a compimento, con coerenza, ciò che stato anticipato, accompagnato da una visione del futuro, sotto forma di speranza e di richiesta all’azione (preghiera).

La potenza di questo discorso lo ha reso uno dei più famosi e dirompenti della storia.

Ogni discorso, a prescindere dai contenuti, è reso efficace dalla sua struttura.
Vuoi sapere come costruire un discorso efficace per dare il giusto valore, e soprattutto seguito, alle tue parole?
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Come si applica il Mirroring

In occasione della giornata I’m Comunicazione, la scorsa domenica, ti ho parlato di mirroring.

Oggi vorrei approfondire il discorso e capire meglio il funzionamento di questo processo.

Di quanto siano importanti gli aspetti non verbali della comunicazione abbiamo ampiamente discusso, in particolare sulla possibilità di avvalersi della comunicazione non verbale per garantire una maggiore efficacia comunicativa.

Il mirroring poggia su una struttura di comunicazione non verbale.

Questa tecnica, ideata nell’ambito della PNL (programmazione neuro linguistica) consiste nel rispecchiamento dei comportamenti del tuo interlocutore, ovvero nell’imitazione dei suoi gesti e tono di voce.
Nel corso del mirroring avviene che, poco dopo la fase iniziale, l’interlocutore che fa da “specchio” inizia a cambiare atteggiamento, alzando il tono di voce, cambiando postura, o cose di questo tipo: se l’interlocutore segue i comportamenti dell’altro vuol dire che il mirroring sta funzionando.

Il mirroring è particolarmente efficace nelle relazioni di aiuto, ad esempio tra coach e cochee o counselor e cliente, perché contribuisce notevolmente allo sviluppo di una relazione di fiducia, indispensabile per guidare le persone verso percorsi di cambiamento e trasformazione.

Con il mirroring infatti restituiamo all’interlocutore, attraverso il nostro comportamento, gli stessi atteggiamenti che appartengono al suo modello comunicativo.

Diventare lo specchio di qualcuno, riflettendone la posizione delle braccia e delle gambe, la postura, l’espressione del volto, viene percepito dall’altro, anche inconsciamente, come empatia, affinità, somiglianza.

ATTENZIONE::::

La tecnica del mirroring esclude comportamenti di presa in giro e ridicolizzazione dell’altro, questo significa che chi applica una dinamica di mirroring deve assumersi la responsabilità di costruire una sintonia rispettando l’altro, con discrezione e delicatezza, senza invadere il suo spazio e infastidirlo.

Ricorda sempre che il tuo interlocutore è in grado di sentire il suo stato d’animo attraverso il tuo mirroring e percepirti come una persona vicina al suo modo di essere.
Uno dei più significativi vantaggi di questa tecnica è che ti consente di creare rapport senza necessariamente conoscere il tuo interlocutore.
L’inconscio ha un ruolo importante nel mirroring perché spesso il nostro interlocutore non è consapevole di molti suoi gesti automatici come i tic o i comportamenti ripetitivi (toccarsi il mento, battere le dita, arrotolarsi i capelli tra le dita).

Il potere del mirroring sta proprio nel fatto che la ripetizione di un comportamento accentua le affinità e assottiglia le differenze, in questo modo l’empatia aumenta.

Secondo Richard Bandler, fondatore della PNL, insieme a John Grinder, per comprendere pienamente il mirroring bisogna pensare al fenomeno degli orologi descritto da Itzhak Bentos in Stanking the Wild Pendulum: orologi diversi per dimensioni, con pendoli della stessa misura, se collocati sulla stessa parete gradualmente sintonizzano i movimenti dei loro pendoli.

Per comprendere i meccanismi che sottendono e regolano il mirroring basti pensare alla naturale propensione che tutti abbiamo nel riconoscere fiducia e affidabilità a ciò che ci è più familiare.

Il mirroring viene applicato consapevolmente e intenzionalmente mentre invece gli effetti del suo operato avvengono a livello inconscio dove avvengono tutte le valutazioni sulla qualità del rapport.

Vuoi approfondire le tue conoscenze sulle strategie comunicative più efficaci?

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Come fare un atterraggio perfetto

Eccoci alle prese con l’atterraggio perfetto!
Quello del discorso, intendiamoci!

Connettiti con la situazione: sei lì, hai completato la tua performance, sai di aver iniziato bene, sviluppato gli argomenti alla grande, devi solo appoggiare l’aereo sulla pista e capire come è andato il viaggio!
E soprattutto i tuoi “passeggeri” te li sei persi o ci sono ancora?
Usciamo dalla metafora e entriamo nel dettaglio: la cosa più importante, e allo stesso tempo più difficile, è tenere alto il livello di attenzione del pubblico in fase di “atterraggio”.
Come possiamo capire e misurare l’efficacia della nostra performance?

Uno strumento molto importante è il feedback, ovvero il messaggio di ritorno che i nostri interlocutori ci inviano.

Attraverso il feedback possiamo percepire il loro livello di gradimento a partire dalle espressioni dei loro volti!
Il feedback può essere anche sollecitato o esplicitamente richiesto dallo speaker che può chiedere al proprio uditorio se si hanno commenti, riflessioni, osservazioni da porre.
Oltre a queste modalità informali per raccogliere feedback sul lavoro svolto esistono anche metodo più strutturati come, ad esempio, la somministrazione di moduli o questionari di valutazione dove si può scegliere cosa chiedere all’uditorio, decidendo così in base a quale aspetto valutare la riuscita o meno della performance.

Attraverso il questionario di valutazione, che può essere strutturato in risposte multiple, risposte chiuse o risposte aperte, si sceglie cosa valutare: l’efficacia dei contenuti, la chiarezza nelle spiegazioni, la capacità di coinvolgimento, la capacità di interagire con il pubblico, si possono infatti analizzare alcuni di questi aspetti o tutti insieme.
Molto importante, alla fine di una performance in pubblico, è chiedersi se gli obiettivi che sono stati anticipati sin dal momento iniziale sono stati raggiunti.
Molto utile per lo speaker, ai fini di migliorare sempre nell’efficacia delle proprie performance, è fare una sorta di autovalutazione, annotando, a mente fresca, le aree di miglioramento individuate nel corso della trattazione.
Accompagnare il pubblico verso la chiusura è importante per rafforzare il significato dell’intera trattazione e mantenere alto fino alla fine l’interesse dell’uditorio.

Ti ho detto tutto quel che devi sapere finora, non dimenticare di approfondire l’articolato mondo del discorso pubblico, puoi farlo qui!

A chi è rivolto il tuo discorso?

Quello che devi sapere per iniziare un discorso lo sai?
Lo so che te lo stai chiedendo, e fai anche bene, ma è giusto che tu sappia che una partenza è sbagliata ti distrugge la performance.
Allora intanto ricollocati con la mente al momento del tuo discorso: sei lì, hai tanto da dire, hai provato e riprovato l’esecuzione, ti sei occupato di tutti gli aspetti di cui abbiamo parlato in questo post, adesso devi proprio cominciare.
La sala è a posto, i dispositivi sono funzionanti, il materiale ben organizzato.
Mi sembra che ci sia tutto.
Sei pronto?
E no che non lo sei!
Hai trascurato qualcosa di molto importante: il tuo uditorio!
Accidenti, non puoi trascurare l’unico elemento umano di tutta la situazione!
Tranquillo, ci siamo cascati tutti la prima volta, perché l’inizio di un discorso è un momento delicato, è la fase in cui siamo principalmente esposti al rischio di concentrarci troppo su noi stessi e poco sul nostro uditorio.
Ricorda sempre che l’impressione che noi diamo agli si crea nelle loro menti, in pochi secondi, circa quattro.

Capita questo!

Bisogna quindi giocarsi ogni carta al meglio.

Come il volo in aereo: se il decollo è facile e veloce, piacevole e anche un po’ emozionante predispone già i passeggeri in modo positivo, se invece è turbolento e con degli inconvenienti, nell’animo dei passeggeri si creeranno delle aspettative non tanto profittevoli.
Il primo passo consiste dunque nello spostare la tua attenzione su chi ascolta il tuo discorso: chi sono queste persone? Sono venute qui spontaneamente o su richiesta della loro azienda?
Considerare le esigenze dell’uditorio soprattutto durante la fase di preparazione ci offre l’opportunità di partire con una marcia in più!
Chi c’è davanti a voi?
Che professione svolgono queste persone? Che età media è presente in aula? Che istruzione hanno? Che potere d’acquisto hanno?
Quanto già conoscono l’argomento di cui si parlerà in aula? Da dove provengono territorialmente queste persone?
Ci sono argomenti che posso evitare per creare dissidi in aula? Io vi consiglio di evitare di parlare di politica, calcio e religione!
Ci sono dei neoassunti o sono tutti in azienda dallo stesso tempo?

Ogni volta che mi reco in un’azienda a fare aula, un mio must è quello di capire in primo luogo chi ho davanti, dunque mi faccio fornire un profilo delle persone che avrò in aula, questo mi consentirà non solo di fornire loro i contenuti di cui realmente hanno bisogno, ma avrò la possibilità di empatizzare maggiormente utilizzando dei linguaggi differenziati per poter arrivare efficacemente a ogni interlocutore.
Conoscere i corsisti mi consente di avviare un processo comunicativo efficace facilitato dall’empatia così da far elicitare i bisogni conoscitivi/formativi dei miei interlocutori. Se io colgo i loro bisogni e arrivo alle loro emozioni, questi non possono che aprirmi la porta perché sono pronto emotivamente ad accogliere il mio messaggio comunicativo.
Come faccio dunque a scoprire i bisogni dei miei interlocutori?

Come posso arrivare così a fondo?
Per conoscere i bisogni è necessario saper operare un’analisi dei bisogni consci e inconsci delle persone che mi trovo davanti.
Il bisogno che andiamo a soddisfare deve essere direttamente proporzionale al nostro obiettivo, per questo è importante che sia chiaro sin dall’inizio.
Immaginiamo il contesto di un colloquio di lavoro durante il quale riusciamo a far arrivare la nostra comunicazione in maniera efficace al nostro interlocutore perchè magari abbiamo indagato sulla tipologia di azienda scoprendo così cosa cercano, l’analisi preventiva è dunque fondamentale.

Abbiamo aggiunto un altro pezzetto al nostro percorso, ma non è finita qui nemmeno questa volta!
Sei già andato dove ti ho mandato?
Ma che hai capito dai!
Io dicevo di fare un salto qui!

Iniziare bene un discorso = 50% del successo

Veniamo alla domanda cruciale: come si apre un discorso?
Abbiamo visto le azioni preventive, ma adesso siamo nel vivo della questione!
Quindi…vieni con me!

Immaginati lì, davanti a una platea o interlocutori importanti: hai qualcosa da dire, e lo vuoi dire bene!
Non giocarti la possibilità di arrivare al tuo obiettivo e vedere i risultati che desideri!
I primi istanti di un discorso in pubblico devono essere preparati alla perfezione, ogni dettaglio deve essere pianificato parola per parola. La precisione nella pianificazione dell’incipit ti aiuta tantissimo nel controllo dello stress per rendere al massimo la tua performance comunicativa! Per questo dopo aver organizzato e controllato tutto ciò che ha a che vedere con la location è ora importante soffermarsi sulla preparazione della prima fase del discorso.
Anche in questo caso può essere estremamente utile lavorare su una piccola lista di cose da fare per avere il pieno controllo sull’organizzazione dei contenuti, e quindi:

– preparare degli appunti, sistematizzare in maniera schematica i contenuti per definire l’ordine degli argomenti da trattare.
– preparare l’esposizione in base al metodo delle mappe mentali: è ottimo da applicare sia nella pianificazione che nella memorizzazione, o nel ripasso, dei contenuti da trattare.
– organizzare il materiale audiovisivo: ordinarlo, numerarlo per fare in modo che tutto scorra senza problemi. Gli audiovisivi sono fondamentali in quanto contribuiscono in percentuale notevole all’assimilazione dei contenuti da parte del pubblico grazie alla maggiore facilità nel memorizzare dati visivi, quindi vanno considerati nella loro giusta importanza: devono essere visibili, ricchi di elementi ad alto impatto visivo come immagini, grafici, disegni, elenchi di parole.
– simulare il momento della trattazione in pubblico: è il modo migliore per misurarsi con la performance e lavorare sulle aree di miglioramento, dunque riprendersi con una telecamera per verificare le proprie abilità nel public speaking, controllare che i contenuti siano espressi chiaramente, che la prossemica sia in linea con i contenuti trattati, che non ci siano elementi ridondanti;
– visualizzare il momento della performance in pubblico: è un metodo di grande utilità, entrare nell’aula il giorno prima, prendere confidenza con il materiale tecnico da utilizzare, camminare nello spazio previsto per l’esposizione per acquisire familiarità con il luogo.

Ok per ora mi fermo qui, ma sappi che siamo appena all’inizio!

Intanto da’ una sbirciatina qui!

Sua Maestà il Discorso!

Il momento è arrivato, gira che ti rigira alla fine il protagonista assoluto è lui: il discorso!
Qualunque sia il tipo di comunicazione che vuoi trasmettere, al centro di tutto c’è lui: che sia snello e diretto o articolato e complesso, breve o lungo, ci sono delle cose che non puoi assolutamente trascurare!
Entrerò un po’ nel tecnico, perché alla base dell’abilità e della competenza è fondamentale che ci sia la conoscenza!
Per quanto tu possa conoscere un argomento e abbia padronanza nel trattarlo, non devi affatto dare per scontato di essere in grado di riuscire a trasmetterlo bene, e per bene intendo efficacia e risultati!

Partiamo da una consapevolezza: il discorso da solo non esiste!
Come non esiste???
Ebbene è così, sarebbe come far governare un sovrano da solo, senza alcun tipo di supporto.
Il discorso va pensato come un edificio con una sua struttura, che prima di essere costruito necessità di verifiche e sopralluoghi, che va vissuto sì, ma anche seguito nella manutenzione, nel restauro e nella conservazione.

Cosa c’è prima del discorso?
Lo so che ti stai facendo questa domanda.
Ecco la risposta: un mondo!

Qualche anno fa vengo contattato da uno dei più autorevoli top trader in Europa che mi chiese una formazione specifica sull’esposizione dei contenuti in pubblico.
Ricordo come se fosse oggi il primo convegno a cui partecipai, giusto per conoscerlo. La location era un’ importante banca che aveva messo a disposizione una sala conferenze dotata apparentemente di ogni comfort. Il discorso iniziò abbastanza bene, peccato che dopo pochi istanti emerse la necessità di collegarsi a Internet per trasmettere uno specifico video e, dando per scontato che la connessione a Internet fosse libera e aperta, quello che poi sarebbe diventato uno dei miei più grandi clienti ed amici tentò di collegarsi al suo sito sicuro che fosse una cosa facile veloce, aveva già impostato la password per la connessione Internet che gli aveva fornito la banca. Purtroppo la banca aveva messo anche dei limiti alle connessioni internet che forniva ai suoi dipendenti, giusto per non dare loro la possibilità di accedere a Facebook e altri siti che non fossero autorizzati. Sì perse più di mezz’ora per sistemare la cosa e dare la possibilità di accedere a siti esterni, questo creò disagio e soprattutto dilatò gravemente i tempi.

Oppure ti racconto di quella volta in cui in un convegno, in cui non era stato possibile effettuare un sopralluogo prima, con 40 persone in aula, una colonna collocata nel posto sbagliato ha reso difficile il coinvolgimento di un numero importante di persone, circa 20 sono rimaste praticamente escluse rispetto alla posizione del relatore!

Cosa accadrebbe se dovessi tenere un corso di yoga in una struttura che costa un sacco di soldi e in quella mattinata o in quel pomeriggio al piano superiore stanno facendo i lavori di ristrutturazione?
Sembrano piccoli dettagli ma la maggior parte delle volte si pensa “tanto a me non accadrà, mi hanno assicurato che tutto funziona bene”.
Non dare nulla per scontato!
Elementi come la location, il controllo del materiale audiovisivo, la preparazione di appunti o mappe per schematizzare i contenuti sono fondamentali per la buona riuscita dell’intera performance.

In primo luogo, per fare in modo che nulla sfugga al controllo del relatore, è importante stilare un vero e proprio elenco per la preparazione del momento della performance.
Quindi usate una lista.
Vi consiglio Evernote o imindmap se usate le mappe mentali.

Sei entrato nel mood?
Stai pensando a tutto quello che farai prima di cominciare?
Bene, preparati a impostare un metodo di lavoro efficace perché dal prossimo post si entra nel tecnico e i tuoi discorsi diventeranno infallibili!

Già vuoi saperne un po’ di più?
Sei impaziente e questo mi piace!
Corri a leggere qui!

Dietro le quinte del 14° Corso Istruttori Apnea Academy

Se non conosci l’apnea … DOVRESTI …
Non uso parole forti apposta, è la verità: ti cambia la vita.

Ora sono un istruttore di apnea e faccio parte del team di Umberto Pelizzari che forma nuovi istruttori, trattengo il fiato per più di 5 minuti e frequento persone che hanno battuto record del mondo (Umberto Pelizzari, Mike Maric, Andrea Zuccari, etc..), ma non è sempre stato così.
8 anni fa non sapevo trattenere il fiato per più di 30 secondi, poi ho conosciuto i miei due mentori, o meglio, i miei due primi istruttori: Marco (il Cicco), commercialista che si districa tra acquisizioni e gestioni di grandi aziende, e Albe (Alberto) sub di Carabinieri che ha un coraggio impensabile … con una passione in comune: trattenere il fiato e scendere nel blu, nel profondo blu … stiamo parlando di persone che superano i 50 metri di profondità, SENZA BOMBOLE !!!! CON UN SOLO RESPIRO!!!
Il Cicco e Albe, mi hanno fatto appassionare ad un sport, estremo. Ci sono riusciti anche con me, che ho problemi di respirazione, che desidero sempre il confronto…
Ed invece mi sono trovato catapultato in una realtà differente, dove non conta quanto sei forte o fisicato, ma conta quanto usi la testa e gestisci le tue emozioni…
Chi mi segue sa che di sport ne ho sempre fatto tanto, ma non ho mai riscontrato un così forte legame tra gestione personale e performance immediata come in apnea.
Per far appassionare all’apnea devi saperla spiegare e far vivere…ed è per questo che durante la “formazione nuovi istruttori” si dedica tempo ed energia a capire come sviluppare una lezione efficace.

Quindi ti racconto quello che ho fatto con un team fantastico!

Ma…partiamo dall’inizio e soprattutto capiamo perché mi sono immerso (mai termine fu più calzante) in questa bellissima esperienza al 14° Corso Istruttori di Apnea Academy, guidata e rappresentata da Umberto Pelizzari, a Lignano Sabbiadoro.

Ti stai chiedendo cosa c’entro io con tutto questo?
Fai bene!
Ora ti chiedo io una cosa: ti occupi anche tu di attività sportive e devi tenere lezioni teoriche?
Sei un allenatore, un istruttore, un personal trainer, un professionista in attività molto pratiche e dinamiche e devi tenere lezioni teoriche sul tuo argomento?
Non ti viene facile, è normale!
Ecco qui a cosa servo io!

Molto spesso capita che chi si occupa di attività sportive sia poi chiamato a insegnare le nozioni teoriche di queste attività, e, siccome a ognuno il proprio lavoro, capita altrettanto spesso che non si abbiano le competenze per farlo.

E qui entro in gioco io: è necessario strutturare una lezione efficace di teoria per facilitare l’apprendimento dei propri discenti.
Per impostare una lezione di teoria su tematiche sportive è fondamentale tenere in considerazione alcuni elementi.

Ecco i miei consigli per programmare la tua lezione di teoria su tematiche sportive:

  • Tieni in considerazione il tempo: ti stai rivolgendo a persone che più di chiunque altro scandiscono le loro attività attraverso la misurazione del tempo. Evita di oltrepassare i 35/40 minuti. Gli sportivi vivono nel dinamismo, non hanno una grande familiarità con contesti statici, sono abituati ad azioni che richiedono velocità, la loro modalità di apprendimento deve essere in linea con il loro stile di vita e di lavoro.
  • Rendi la lezione molto interattiva: partecipazione, condivisione, scambio. Stai parlando con degli sportivi, alcuni dei quali agiscono in dinamiche di squadra, e in caso contrario hanno comunque un avversario: una squadra avversaria, il tempo, una prestazione con un certo livello di difficoltà.
  • Riporta esempi: è fondamentale che i discenti si possano immedesimare in quel che dici. Utilizza un linguaggio multiensoriale – visivo, auditivo, cinestetico- che faccia immergere chi ti ascolta in quel che dici per ottenere un livello di interesse e di coinvolgimento elevatissimo.
  • Crea un discorso che abbia una struttura efficace: devi trasferire il tuo messaggio con esattezza e precisione, non puoi permetterti di sbagliare. Ogni discorso strutturato efficacemente si articola in 3 parti: apertura, corpo, chiusura. Nell’apertura introduci quello che dirai soffermandoti sul perché lo dirai, quindi è la parte del discorso deputata a motivare il contenuto. Il corpo contiene quello che dirai: il contenuto vero e proprio. In chiusura ribadisci quello che hai detto e condividi con i tuoi interlocutori l’importanza di quel contenuto.

Memorizza bene questi punti fondamentali e non sbaglierai un colpo!
Vuoi approfondire la costruzione di un discorso efficace?
Sei nel blog giusto!
Fai un salto qui
Grazie mille allo splendido gruppo del Corso Istruttori Apnea, capitanato e rappresentato da Umberto Pelizzari, per aver condiviso questa bellissima esperienza con me!

Cosa fai se finisci nel treno sbagliato?

Lascia che ti racconti una storia, molto bene.
Quando avevo circa 20 anni,uscendo da una riunione durata diverse ore, iniziai a correre per prendere il primo treno che sarebbe partito da Bologna per raggiungere Roma. Arrivato in stazione avevo davvero poco tempo per fare il biglietto, ancora pochi minuti e il primo treno che mi avrebbe portato in tempo a Roma sarebbe partito.
Decisi così di non perdere tempo facendo la fila alla biglietteria e mi precipitai verso quella automatica, ma come spesso accade nella fretta, si presta poca attenzione e non selezionai l’Eurostar, ma l’Intercity che sarebbe partito 14 minuti dopo. Ovviamente di tutto questo me ne accorsi solo quando il controllore era in procinto di chiedermi il biglietto, mentre io ero comodamente seduto al mio posto non assegnato, ma che avevo trovato libero.
Mentre sentivo avvicinarsi sempre più la fatidica frase ” biglietto prego” andai alla ricerca del mio e, come spesso si fa mentre attendi un controllo, iniziai a rileggere tutte le diciture del biglietto, forse per aver ulteriore conferma… Self Service… Biglietto … Partenza da – a … Treno Intercity … Prezzo …. ” COSA? Un momento: Treno Intercity? Caz…!
La macchinetta si è sbagliata !
Mmmm non diciamo cavolate: da quando in qua le macchinette si sbagliano se tu fai tutti i passaggi giusti?
” Biglietto prego” … E adesso cosa gli dico?
Non era un periodo brillante nel mio lavoro e una multa di 40 € mi sarebbe molto pesata, solo quel giorno avevo speso un patrimonio, tra treno di andata, il taxi, il pranzo con i colleghi che ordinano sempre il vino costoso e non si accontentano di un piatto di pasta ma vogliono primo, secondo, dolce caffè , il taxi di ritorno … no quello no… avevo deciso di farmela a piedi per risparmiare anche solo 10 €!
Poi il treno di ritorno e beh … la multa non ci stava proprio.
” Biglietto prego”, il controllore sembrava Babbo Natale.
Una folta barba bianco grigia, una corporatura massiccia e ingombrante, sotto braccio il libro degli orari di tutta Italia, forse di tutto il mondo tanto era spesso, nell’altra mano il palmare con la stampante emettitrice di biglietti a tracolla, tutto questo arricchito dal classico borsello anni 70’ e dalla divisa verde scuro. Il suo modo di parlare era dolce ed avvolgente e la sua voce profonda. Il volto gonfio e gli occhiali piccoli sul naso lo rendevano molto simpatico. Come un giocoliere a cui stanno per cadere le torce si dimenava tra biglietti, buca biglietti e il corridoio stretto del treno.
Poco tempo prima avevo letto, non so dove, che quando parli con una persona, se ti impegni a ricalcare il suo modo di parlare e di atteggiarsi, crei più velocemente sintonia e la comunicazione che instauri con il tuo interlocutore risulta più proficua,in un certo senso arrivi ad una soluzione più facilmente.
Quello che mi sono detto in quel momento è stato ” tentar non nuoce, da perdere non ho assolutamente nulla, anzi, se risparmio i soldi di una multa, è solo buona cosa.
Non se risparmio…io devo risparmiarli!
Ho 50 € in tasca e ci devo arrivare fino alla fine della settimana.”

Quando le situazioni che ti si presentano sembrano remarti contro, proprio in quel momento puoi, se vuoi, decidere di vedere che in quelle situazioni c’è sempre una soluzione, forse non facile, forse non immediata, sicuramente impegnativa, ma molto gratificante ed è nel momento in cui ti rendi conto che se vuoi veramente, o se devi veramente, le situazioni vanno esattamente come tu desideri lasciandoti a bocca aperta.
” Biglietti prego”. Era il momento di mettersi alla prova.
Iniziai a ricalcare il suo modo di parlare, i suoni onomatopeici che produceva, il modo goffo ed impacciato di muoversi e tutto questo nell’arco temporale della nostra breve conversazione. Cercai il biglietto nelle tasche della giacca. Più o meno 4 o 5 secondi. E gli porsi il biglietto.
Lo scrutò attentamente e disse:
” Lei lo sa che questo biglietto è sbagliato?”
Forse non era una vera e propria domanda , diciamo che era una vera e propria affermazione.

“Sì, lo so, e per questo mi scuso… Credo di aver premuto il tasto sbagliato e me ne sono accorto solo quando ero già sul treno, non ci capisco niente con la tecnologia”.
“A chi lo dice, mmm, sì, ma lo sa che le dovrei fare la contravvenzione e il supplemento?”
E già, io lo sapevo, ma non solo avrei dovuto conguagliare il biglietto per la differenza da Intercity ad Eurostar, ma anche pagare la contravvenzione ed il supplemento poiché il biglietto sarebbe stato emesso sul treno.
“Capisco” risposi “e non vedo come lei potrebbe capire me”
Allora mi chiese: “dove scende?”
” Roma”
” Mmm” mugugnó in tono grave, avevamo appena superato la stazione di Firenze.
” La prossima volta stia più attento … per oggi basta questo”
” Grazieeeeee!”
Non mi sorrise, ma non mi fece neppure nessuna multa.
Ero molto contento ed un sorriso mi si stampò sulla faccia.
Lo so quello che pensi… Botta di fortuna … Ti è andata proprio bene…
Ma lascia che continui, perchè quello che sto per raccontarti ti chiarirà alcuni dubbi.
Subito dopo di me il controllore si rivolse ad un ragazzo con le cuffie auricolari nelle orecchie che, appena gli venne chiesto di esibire il biglietto, fece finta di non sentirlo ( dubito che non lo sentisse realmente), quindi il controllore fece di nuovo la domanda e il giovane, senza guardarlo negli occhi, porse il suo biglietto, quasi sbuffando, e con tono scocciato…
Medesima scena di alcuni istanti prima…
Lo scrutò attentamente e disse
“Lei lo sa che questo biglietto è sbagliato? ”
Il giovane sbuffò nuovamente, non lo guardò negli occhi e iniziò a lamentarsi di non so cosa. Il controllore prese il palmare, digitò qualcosa sullo schermo, e poco dopo emise un biglietto e lo fece pagare al ragazzo!

Quando racconto questa storia durante i corsi di comunicazione le persone che mi ascoltano si dividono principalmente in due tipologie. La prima: i perenni scettici che pensano che sia solo fortuna, che pensano che le cose e le situazioni non si cambiano così facilmente, insomma quelli che si lamentano, che ottengono sempre i soliti risultati e non si regalano la possibilità di vivere una vita migliore.
La seconda: quelli che mi guardano con occhi pallati e si legge nelle loro facce ” wow, lo faccio anche io”.
Ora ti pongo una domanda. Chi secondo te otterrà risultati differenti?
Chi si potrà vantare di avercela fatta?
Chi dirà che la comunicazione può essere efficace?
La prima o la seconda tipologia di persone?

Quel viaggio in treno mi portò a riflettere su tanti errori che avevo compiuto, su tanti modi di fare che non mi avevano portato nessun beneficio e da quel giorno decisi di studiare e sperimentare.

Nelle prossime pagine la teoria e la pratica dei miei esperimenti di comunicazione.

Non ho inventato niente, non ho scoperto nuove cose…
Ho solo portato alla luce atteggiamenti che tutti noi facciamo, e non sappiamo di farli, in modo efficace.

Nelle prossime pagine una ricetta semplice per migliorare la propria comunicazione, ottenere più risultati, vendere di più, farsi ascoltare dai propri figli o alunni, insomma tutto ciò che dovreste sapere sul modo di comunicare e che nessuno vi ha mai detto.

Comunicazione d’Impatto: I Detti sul tempo … e non solo

La riflessione che voglio sollecitare, prima del corso del 21 settembre sulla Comunicazione d’Impatto, riguarda proprio la massima valorizzazione e ottimizzazione di questa risorsa fondamentale, ma non inesauribile, che è il tempo.

Ti ho mai parlato del tempo?
Il tempo viene nominato così spesso che non sono certo di avertene parlato come vorrei e come l’argomento merita di essere trattato.

Non mi riferisco al tempo delle previsioni meteo, per quello ci sono gli esperti del settore, io mi occupo di un altro tipo di tempo: quello che serve per dare ragion d’essere a una comunicazione, e che è molto legato al tempo nella sua accezione di momenti preziosi, irripetibili, e spesso irrecuperabili, della vita.
Il tempo è da sempre al centro dell’attenzione di filosofi, poeti, scienziati, sportivi… è la misurazione del nostro spazio nella vita, è l’unico elemento di misurazione che associamo a un accessorio personale, l’orologio, per averne sempre il controllo e cercare di non sprecarlo.
Laddove non è arrivata la scienza o la filosofia se ne è voluta occupare la cultura popolare, animando filastrocche, fiabe, agende, calendari con proverbi sul tempo, eccone alcuni:

Chi tempo ha e tempo aspetta, tempo perde.
Chi ha tempo non aspetti tempo.
Col tempo e con la paglia si maturan le sorbe.
Faccia chi può, prima che il tempo mute; chè tutte le lasciate son perdute.
Il tempo consuma ogni cosa.
Rode il tempo ogni cosa e non si sente.
Il tempo dà consiglio.
Il tempo è denaro.
Il tempo è come il denaro: non ne dissipate e ne avrete sempre d’avanzo.
Il tempo mitiga ogni gran piaga.
Il tempo suol far lieto ogni dolore
Il tempo scorre incessantemente come l’acqua.
Vassene il tempo e l’uom non se n’avvede.
Il tempo scuopre ogni cosa.
Ogni cosa ha il suo tempo.

 

Insomma l’idea è chiara, basterebbe indagare in altre culture per leggerne di nuovi.
Il tempo è un argomento che mi sta a cuore, ed è una delle leve della Comunicazione d’Impatto, una modalità comunicativa basata su una metodologia di grande efficacia che tra le diverse abilità che sviluppa ne “rilascia” una davvero preziosa: quella di ottimizzare ogni secondo, non solo per non perdere il tempo, ma per non disperdere il valore di quello che in quel poco tempo devi dire e far arrivare al tuo interlocutore.

Una delle più innovative riflessioni della nostra epoca, figlia delle tante evoluzioni e rivoluzioni che si sono verificate nel mondo del lavoro (si pensi allo smart working), è che l’uomo più ricco del mondo nasce ogni secondo, perché se saprà impiegare bene quel patrimonio infinito che gli viene consegnato alla nascita – il tempo – non avrà bisogno di apprezzare i suoi successi contando il denaro, ma potendo gestire a proprio piacimento il tempo che ha a disposizione.

Sono certo che hai qualcosa di importante da dire agli altri, non ho dubbi sulla validità delle tue argomentazioni, ritengo importante che tu possa spiegare al meglio quello che di te vuoi raccontare, ma ti avviso che se parti con il piede sbagliato e ti giochi male anche i primi secondi con il tuo interlocutore, quell’errore potrebbe costarti l’intera performance e tu potresti perdere l’opportunità di comunicare il tuo valore, perché hai perso, tuo malgrado, il momento giusto in cui farlo.

Perchè dunque stringere la mano a malincuore al tuo interlocutore e tornare a casa con un carico di frustrazione esplosiva?
Perché rinunciare a trasmettere a chi ti sta davanti il lavoro e la preparazione che c’è dietro a quello che presenti?
Perché rinunciare a far valere il tuo punto di vista solo perché non vuoi “rovinare” il poco tempo che passi con i tuoi cari?
Evita queste cose, fanno male alla tua autostima e alle tue relazioni!

Impara piuttosto a Comunicare d’Impatto, io ti aspetto qui!

Come ti prepari alla Comunicazione d’Impatto?

Comunicazione d’Impatto è alle porte, settembre non è lontanissimo (anche se tutti lo vorremmo), ma la pausa estiva può essere un ottimo momento per fare il punto sulle tue abilità comunicative e capire il livello di competenze che hai raggiunto!
Ognuno di noi possiede le potenzialità per condurre un discorso in pubblico, ma questo di certo non significa che puoi salire sul palco e improvvisare, perché la buona volontà non basta, così come non basta avere qualcosa di importante da dire!

Alcuni ci mettono il coraggio, altri sanno di avere un grande talento, ma se a tutto questo, amico, aggiungi, lo studio e l’esercizio, ti posso garantire che sul quel palco possono salirci tutti.
Alla volte il vero blocco dipende dalla paura (quella di parlare in pubblico è la seconda paura dopo la morte!), spesso, pensaci bene, si tratta solo di avere delle convinzioni sbagliate!

Esporre dei contenuti, delle idee di fronte ad un uditorio può essere percepito come un momento imbarazzante, sei lì, da solo, osservato da chi ti ascolta e si aspetta qualcosa di utile da te. L’idea di non soddisfare le aspettative del pubblico o, ancor peggio, che questo possa farsi una cattiva impressione di te ti induce a pensare che parlare efficacemente in pubblico sia un dono che pochi eletti custodiscono per sé.
Ebbene non è così, ricorda che parlare in pubblico è un’abilità che può essere acquisita seguendo un determinato percorso opportunamente strutturato e scandito da step ben precisi e dedicandosi a sviluppare specifiche abilità .

Ora che sai quali sono gli input per migliorare il tuo atteggiamento, entriamo nel merito della parte tecnica, per comprendere a fondo gli elementi su cui lavorare per acquisire e affinare le abilità tecniche della comunicazione.
Come ti ho più volte raccontato, ogni buon discorso, ogni chiacchierata di successo, oltre la facciata, nasconde una serie di dettagli che all’apparenza sembrano insignificanti ma che in realtà fanno una grande differenza.

E proprio perché sono dettagli la maggior parte delle persone non li considera nella loro effettiva importanza, anzi tende a sottovalutare tutto ciò che leggerai nelle prossime righe perché, purtroppo, per quanto si possa parlare di comunicazione non verbale, in molti continuano a credere che il contenuto sia molto più importante della forma.
Quando devi esporre qualcosa di importante, anche in ambito privato o familiare, quanto tempo dedichi a pensare esattamente che parole usare e quanto a come dirlo?
RIflettici bene, perché la risposta emerge in maniera inequivocabile!

Occhio però: non ti sto dicendo che il contenuto non sia importante ma non meno importante è, oltre al modo in cui si fa, anche il modo in cui si organizzano tutti gli accessori, ogni singolo strumento della tua cassetta degli attrezzi, perché sono questi attrezzi che ti permettono di diventare un buon comunicatore.
Questi strumenti, che sono abilità, in un modo o nell’altro li possiedi già, ma non hai avuto occasione, o necessità, di affinarli semplicemente perché fino a quel momento non ti sono serviti.
Pensi davvero di potertelo permettere?
Eh no, perché parlare in pubblico ormai è un’abilità richiesta in molti settori e a prescindere dal ruolo che si ricopre!
Arrivare all’obiettivo comunicativo ottimizzando tempo e risorse è la richiesta che ogni azienda fa ai propri collaboratori, interni ed esterni.

Eccole, le abilità di cui ti ho parlato in questi mesi e che devi tener presente per continuare il tuo percorso:

Gestione dello stress
Contatto visivo
Linguaggio non parole e pause
Uso della voce
Personalità humor ed entusiasmo
Gestualità
Posizione e movimenti
Abbigliamento

Tutto qui, punto per punto, tutto quello che non devi dimenticare, soprattutto adesso che ci stiamo avvicinando al corso sulla Comunicazione d’Impatto del 21-23 settembre…piuttosto fai un salto qui che devi sapere di cosa si tratta!