Il mobbing fa male. Fai in modo che non vinca
La scorsa settimana, ti ho raccontato la storia di Chiara (clicca qui se hai perso il post) per approfondire il tema del mobbing e analizzare le ripercussioni che può avere non solo nel contesto professionale, ma anche nella vita privata.
Ma cos’è tecnicamente il mobbing?
Per mobbing si intende un comportamento agito all’interno del contesto lavorativo con lo scopo di emarginare un collega, un sottoposto, un collaboratore.
L’obiettivo è quello di perseguitare la vittima prescelta per motivazioni che possono essere molteplici fino a portarlo alle dimissioni.
Nel caso in cui il mobbing venga agito da un datore di lavoro si usa anche nel gergo il termine “bossing”.
La condotta di chi agisce il mobbing non è mai riconducibile ad una sola azione, ma individuabile in una serie di comportamenti estenuanti per chi li subisce e difficilmente perseguibili perché, se analizzati singolarmente, spesso risultano leciti, almeno in termini legali.
Da parte di chi lo mette in atto il mobbing:
- È un comportamento assolutamente volontario, frutto di una scelta consapevole
- Si estrinseca in una serie di azioni volte a persuadere la vittima scelta a rassegnare le dimissioni
- Molto difficilmente è suffragato da prove concrete che possano limitare l’influenza deleteria di chi lo esercita
Vediamo ora nello specifico i possibili comportamenti attraverso cui si manifesta il mobbing:
- L’esclusione della vittima da attività che coinvolgono i colleghi, dentro e fuori l’ufficio
- Il mancato riconoscimento dei meriti della vittima
- La denigrazione della vittima in merito a caratteristiche personali o competenze professionali
- La preclusione della vittima all’accesso o all’utilizzo di strumenti utili per svolgere al meglio la propria mansione
Qual è il comune denominatore delle azioni in elenco?
Il tentativo di vanificare la vittima ledendo la sua dignità.
La situazione può sconfinare nel dramma personale quando le dirette conseguenze del mobbing condizionano i comportamenti, gli umori,le performance della vittima e si trasformano a loro volta in pretesti per innescare nuovi comportamenti di mobbing.
Un salto nel vuoto, il buio, un vicolo cieco, un tunnel senza uscita: queste le metafore che sono venute fuori quando mi sono messo all’ascolto di varie di queste esperienze agghiaccianti.
Differenze di genere, di provenienze territoriale, di ruolo, di stipendi, di situazioni private in atto. Antipatie personali, competizione, invidia.
Questi i covi in cui si annidano le intenzioni di chi decide di agire il mobbing.
Perché è così pericoloso e difficile da scandagliare?
Vuoi la risposta secca?
Ecco a te: perché è un processo sistematico e strutturato, declinato in un pluralità di situazioni e mirato alla cancellazione di una figura professionale. Peccato che dietro a questa figura professionale c’è una persona che ogni giorno va a lavoro con il mal di stomaco e non riesce più a svolgere bene il proprio lavoro.
Sconfiggerlo è complicato, ma si deve.
Io lo faccio attraverso le mie attività di coaching e comunicazione, perché prima di arrivare in fondo a questo disagio emotivo ci sono strumenti di comunicazione e di relazione che possono preservarti da situazioni di questo tipo.
È uno strumento fondamentale tra altri strumenti che lo sono altrettanto, ma inizia da qui, non farti trovare impreparato.