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Comunicazione di progetto: relazione e miglioramento continuo.
Il miglioramento continuo nella relazione con gli stakeholder
- liberarsi dal pregiudizio
- pianificare non dei singoli interventi comunicativi, ma dei veri e propri cicli che includano fasi di apertura, ascolto, interpretazione, analisi, chiusura e controllo dei risultati.
Parlare in pubblico: perché è una competenza così richiesta.
Parlare in pubblico: una competenza nella storia
Parlare in pubblico: una competenza trasversale
Perché la tua presentazione non funziona? Scoprilo prima del tuo pubblico.
La presentazione funziona se convince
Una presentazione ha successo se convince.
Affinché una presentazione possa definirsi persuasiva è necessario che spinga le persone a mettere in atto specifici comportamenti.
Siamo ben lontani, anni luce direi, da intenti manipolativi e cose di questo tipo!
Qui ci riferiamo nello specifico alla capacità, nonché competenza, di fornire le giuste argomentazioni a supporto del tuo discorso/presentazione in modo da orientare gli interlocutori verso un obiettivo che sia vantaggioso anche per loro.
➡️ convincere: sostenere la validità di un argomento, un servizio, un progetto.
➡️ informare: fornire elementi e approfondimenti a scopo conoscitivo.
➡️ fornire un report: presentare i risultati di un progetto, una gara, un lavoro con riferimenti numerici precisi ricavati tramite fonti autorevoli e dunque attendibili.
Perché fallisce la tua presentazione?
Tutto fantastico mi dirai, peccato però che molte volte, molte più di quanto si possa immaginare, qualunque sia l’obiettivo, la presentazione fallisce miseramente perché è strutturata male.
Ebbene sì, non ci sono motivazioni fantascientifiche, succede semplicemente che la presentazione sia fatta male!
Puoi esporti anche solo al minimo rischio che si verifichi una situazione di questo tipo?
No!
No!
No!Non conta quanto sia importante ciò che hai dire, non conta lo slancio motivazionale che metti a supporto del tuo impegno.
A volte non conta neppure la reputazione splendida di anni di carriera.
Se il tuo messaggio non arriva, il pubblico non recepisce, e di conseguenza non risponde, non agisce i comportamenti richiesti e tu hai lavorato invano.Scrivi in ottimo italiano. Ok.
Accanto ai tecnicismi lasci spazio anche alle emozioni. Fantastico.
Quando ti ascolti ti fai l’applauso. Meraviglioso.Ecco la brutta notizia: il tuo interlocutore non sei tu e il tuo feedback è insufficiente.Inizia a riflettere sul modo in cui lavori alle tue presentazioni, individua tra i 3 obiettivi quello che prevale nelle tue attività.Preparati ad apprendere un metodo infallibile, perché dal prossimo post il tuo modo di strutturare le presentazioni farà un salto di qualità pazzesco.
I 5 step della critica costruttiva
Proprio così, non uno in meno!
La scorsa settimana abbiamo parlato delle 3 azioni da evitare assolutamente per far sì che una critica si riveli costruttiva senza sminuire le relazioni con gli altri o il business in corso.
Oggi vedremo cosa fare, imparerai lo step successivo a quello che ti ha permesso di evitare la catastrofe!
Intanto ti dico: corri a rileggere le 3 azioni da evitare!
In secondo luogo cerca ora di capire come comportarti se devi avanzare una critica verso qualcuno, rifletti e ripensa a come lo fai di solito o a come qualcuno lo ha fatto con te 🤔
Come ti sei sentita/o in entrambe le situazioni? Dove ti ha portato il tipo di emozione che hai provato?L’errore grande, e spesso irreparabile, che si commette quando si deve fare una critica è quello di basarsi sulle emozioni e di conseguenza sulle posizioni. Ben poco ci si concentra, in quei momenti, sugli obiettivi 👎
🔴 Il primo presupposto affinché una critica sia costruttiva è che mentre la si agisce venga comunque riconosciuto il valore della persona a cui è rivolta e delle attività che svolge. Per quanto possa a volte risultare difficile è molto importante riconoscere il valore di quello che fa anche se è proprio questo l’oggetto della critica.Entriamo subito nel merito dei 5 step:1 ➡️ chiedere il permesso. Ebbene sì. Chi ti dice che quella persona abbia voglia in quel preciso momento di accogliere la tua critica? Ok sei il suo capo. Non conta. Chi ti dice che l’imposizione sia il miglior modo per avanzare le tue osservazioni? Chiedere il permesso è una formula che di fatto non richiede effettivamente un’autorizzazione, ma prepara l’altro ad accogliere un punto di vista, una proposta di miglioramento, un parere discordante. Chiedere il permesso significa preannunciare con rispetto che si ha qualcosa da dirgli per rendere migliore il risultato.
2 ➡️ essere concreti. Un fatto, un’azione, un momento. Ci vuole precisione. Una critica generica non presenta specifici punti su cui lavorare. Non ha senso attaccare l’intera persona o l’intero progetto. Individua i dettagli precisi su cui vuoi esprimere la tua critica.
3 ➡️ descrivere i propri sentimenti. E qui ti voglio. Cosa c’entrano i sentimenti? Uh c’entrano eccome, specie se si tratta di esprimere un dissenso. C’entrano perché se devi dire che qualcosa non ti piace o ti infastidisce è bene che in primo luogo tu descriva come quella cosa ti ha fatto sentire. Come l’hai accolta.
4 ➡️ dare suggerimenti. Parti qui con le proposte. Non ha senso demolire. Nel suggerire cosa e come cambiare stai già mettendo in risalto quello che non va, non hai bisogno di ingigantirlo solo per il gusto di far notare l’errore. Sii proattiva/o, vai con le possibili proposte e soluzioni.
5 ➡️ spiegare le ragioni dei suggerimenti. Ovviamente le proposte vanno supportate con argomentazioni valide e oggettive, in cui tutti possano intravedere dei vantaggi. Porta delle prove a sostegno delle tue proposte.
Bene, sembra semplice, ma ti accorgerai di quanto sia facile cadere nella tentazione della critica senza considerare questi passaggi.
Non devi farlo!
Questo è il vademecum di una comunicazione efficace che genera 2 risultati strepitosi: buone relazioni, buoni risultati nel tuo business.
Il valore della critica nella Comunicazione: le tre azioni da evitare.
Partiamo da zero.
La critica è uno strumento importante e applicarlo nel modo corretto è l’unico modo per sfruttarne il potenziale e soprattutto i vantaggi.
La critica per sua natura, e per colpa del pregiudizio, gode di una connotazione negativa.
Nella nostra cultura in passato è andata spesso di pari passo con modalità educative come la punizione o il riconoscimento della colpa, generando sentimenti molto negativi come la frustrazione, il senso di colpa, il senso di fallimento.
Ma in questo l’etimologia aiuta e ci fa notare che la parola “critica” ha la stessa radice della parola “crisi”, che, come ben sappiamo, è vittima della stessa sorte.
Il bambino che a scuola sbaglia che iter segue?
Spesso ancora oggi: il rimprovero (davanti a tutti), la punizione, l’umiliazione di dover intraprendere l’apprendimento dell’errore commesso in una modalità tanto deprimente.I collaboratori possono sbagliare allo stesso modo.
E lì che succede?
Dipende dal capo, dal team leader, dal supervisore, che il destino ti ha assegnato.
Anche nel mondo adulto e professionale viaggiano aneddoti di interventi molto aggressivi e offensivi nei confronti dell’errore di un collaboratore. Senza arrivare all’estremismo del mobbing esistono realtà in cui la cultura del rimprovero governa tuttora indisturbata.Come nella migliori tradizioni radicate nel tempo, anche in questo caso è facile azzardare una previsione delle conseguenze:
la critica è pesante, il collaboratore subisce un’offesa che sconfina inevitabilmente nel personale.
Nella migliore delle ipotesi si innesca un meccanismo di conflitto pericoloso per la salute mentale dei collaboratori e per il business, nel peggiore dei casi il livello motivazionale del collaboratore si abbassa al minimo storico, entra in un loop di crisi di competenza, qui neanche oso entrare nel merito della quantificazione del danno.
Disastro.
🔴 Una comunicazione efficace ha la funzione di migliorare le relazioni e, anche nel caso della critica, esistono almeno 5 azioni che si possono intraprendere per renderla positiva e costruttiva.Prima di entrare nella parte bella della storia, è utile operare dei tagli ed eliminare una volta per tutte quelle iniziative, non chiamarle strategie, volte al rimprovero, alla derisione, all’accusa, che danneggiano la persona e il business, perché, in entrambi i casi, sarebbe un grave fallimento.Evita:
- la casualità temporale. Anche il momento della critica va preparato e pianificato, perché c’è una precisa logica da seguire. Non ha senso intervenire subito, sulla base dell’emotività, solo per la fretta di incolpare. Aspetta il momento giusto che si traduce piuttosto nel “pianifica il momento opportuno”.
- la presenza di altre persone: prima di stabilire che un feedback negativo, una critica, possano essere utili per tutti, è necessario valutare dopo un primo confronto con il diretto interessato. Una volta estrapolati i contenuti utili di una critica allora si può strutturare una condivisione costruttiva.
- la generalizzazione. Le critiche non circoscritte, quelle che mettono in discussione non un singolo evento, non una specifica azione, non un momento isolato, ma l’intero operato della persona, o addirittura, la persona stessa.
Lavora su questo e smantella vecchi modi di ragionare e di operare 💪
Al prossimo contenuto ragioneremo su come impostare una critica in modo positivo, efficace, costruttivo con 5 specifici step!
Stay tuned!
Trasformare il talento in performance: come l’aspettativa genera realtà
Che tu sia un imprenditore, un team leader, un professionista, la scelta dei tuoi collaboratori ricadrà in primo luogo sui tuoi affari, perché dal loro lavoro dipendono anche i tuoi risultati, per non parlare della tua reputazione e presenza sul mercato.Un talento non è scienza infusa, ma un punto di partenza, la famosa pianta che se non viene annaffiata con regolarità, con la giusta esposizione alla luce e in funzione delle sue caratteristiche biologiche, muore.
Qui le funzioni biologiche ci interessano meno, qui parliamo di persone di cui bisogna prendere in considerazione:
- Caratteristiche personali
- Caratteristiche intellettuali
- Ambizioni
- Livello di professionalità e preparazione
Chi se ne deve occupare?
Tu.
E se deleghi?
Devi occuparti in primo luogo del delegato!
🔴 La tua azienda, il tuo team, il tuo progetto, fanno parte di quel bagaglio di cose a cui tieni, di cui hai la responsabilità sia in termini di protezione che di crescita.
Se non te ne occupi, se non ti occupi di chi se ne occupa, se sottovaluti e vai per approssimazione, la tua pianta muore e il suo mercato con essa.👎
🔴 L’obiettivo di oggi è focalizzarsi su come trasformare l’aspettativa di crescita di un collaboratore in realtà.
Domanda
Credi nei tuoi collaboratori?
Le persone che ogni giorno seguono un progetto per te godono pienamente della tua fiducia e della tua stima?Notizia: se non credi abbastanza in una persona ne limiti le potenzialità
9 volte su 10 le persone lavorano male perché non credono in se stesse.
Questa consapevolezza fa sì che siano perennemente all’altezza delle aspettative, il più delle volte le superano a dire il vero.
Tu hai un ruolo importante in questo processo,per questo è necessario credere nei propri collaboratori, a meno che non ci sia accorga di aver fatto una scelta sbagliata, ma questo è un discorso di altro tipo.🔴 Ciò in cui si crede conta molto, solo così l’aspettativa genera realtà, perché contempla un passaggio intermedio, la credenza.
Scopri le 8 ambizioni motivanti per aumentare le performance dei tuoi collaboratori.
Le performance dei tuoi collaboratori condizionano inevitabilmente l’andamento del tuo business, in sostanza possiamo affermare che il tuo business è direttamente proporzionale alle performance delle risorse della tua azienda, a prescindere dalle dimensioni.
Prima di fare una drammatica previsione dei danni inestimabili che può causare un collaboratore che non lavora bene, partiamo da un altro presupposto: i tuoi collaboratori sono legati a te da un doppio filo.
Da una parte ciò che vi lega è sicuramente un filo di natura umana: sono le persone che hai scelto, che stimi, che per te hanno un valore umano a prescindere.
Dall’altra c’è un filo legato al tuo business: dal loro lavoro dipende il successo della tua azienda, i profitti.
🔴 Ogni imprenditore o manager sa bene che il livello di soddisfazione di un collaboratore è una variabile tanto preziosa quanto delicata.
A prescindere dallo specifico incarico assegnato, dalle mansioni di cui è responsabile, ogni individuo ha delle leve motivazionali assolutamente soggettive. 🧐
Dean Spitzer – una delle principali autorità mondiali in materia di misurazione delle prestazioni, gestione delle prestazioni e sistemi di motivazione organizzativa – ha individuato 8 ambizioni motivanti, che a seconda delle aspirazioni personali, costituiscono delle leve motivazionali estremamente potenti.
Vediamole:
- Potere: in questa sfera risiedono le ambizioni legati al controllo, allo status e alla possibilità di fare carriera.
- Riconoscimento: siamo nella sfera delle referenze esterne. Qui troviamo il bisogno di essere lodati o di essere guidati in caso di bisogno.
- Competenza: le persone che fanno leva sulla competenza amano imparare dagli errori e sviluppare i propri punti di forza.
- Significato: l’ambizione prevalente qui è quella di dare un contributo significativo al team avendo un ruolo centrale, traendo dal lavoro un senso di valore personale.
Vuoi conoscere le altre 4?
Relazioni e produttività: come gestire questo binomio nel tuo business
Nel post sulle relazioni al lavoro abbiamo già condiviso una riflessione che ti consiglio di ripercorrere.Che si tratti di attività svolte in presenza o in smart working ormai fa poca di differenza: è comunque necessario entrare in relazione con altri componenti del team, e per far sì che questo team sia produttivo è fondamentale che le relazioni siano ben gestite👍
Non te lo puoi permettere
Nessuno può.Prima di entrare nel fantastico mondo delle cose che funzionano ti offro una veloce e sintetica panoramica di quello che accade quando le coso non funzionano, in questo caso quando non intercorrono buone relazioni tra colleghi di lavoro o tra un leader e il suo team.Ecco le aree principalmente danneggiate da relazioni mal gestite:Motivazione: in funzione del livello di malumore la motivazione subisce degli indebolimenti difficili da recuperare. Le persone investono meno nelle attività che svolgono, perché credono meno nel progetto. I motivi potrebbero essere molteplici: si sentono sottostimate, avvertono competizione, subiscono mobbing in casi estremi.Pianificazione: se c’è da gestire discordia e disaccordo la pianificazione delle attività rischia di saltare perché va dedicato del tempo alla gestione dei conflitti, all’appianamento delle divergenze, al contenimento dei danni causati dal fatto che i componenti del team non lavorano bene insieme. Ne bastano due per alterare gli equilibri di tutto il team.
Credibilità: quando i conflitti al lavoro sfuggono veramente di mano – e ahimè non è un caso così raro – il rischio più alto è che l’eco dei dissapori arrivi fino al cliente il quale percepisce l’assenza di solidità. In cosa si traduce? In mancanza di credibilità=perdita del cliente
Cosa hai visto fin qui?
Il buio.
La fine.
Ora illuminiamo il tunnel, perché agendo con competenza e visione si possono evitare il più possibile situazioni di questo tipo.Ti dico subito come.🔴 Anche quando una relazione professionale prende una brutta piega l’impegno è quello di concentrarsi sugli aspetti positivi di quella persona e far leva su quelli.🔴 Riconosci i meriti degli altri. Fa bene a tutti, semplicemente. Una referenza su LinkedIn, un apprezzamento motivato, una segnalazione. Sono passaggi che hanno il potere di trasformare le relazioni professionali in qualcosa di veramente proficuo per il tuo business.
🔴 Costruisci le tue relazioni per gradi. Concentrati sui tuoi più prossimi partner professionali, nell’ordine:
- Il tuo capo, il tuo team leader
- Gli altri componenti del tuo team
- Le persone su cui ricadono in modo diretto le tue attività, i clienti ad esempio.
Inizia ad applicare queste vere e proprie procedure e, trattandosi di rapporti umani in primo luogo, fai leva sullo strumento più importante: una comunicazione aperta
Sai che sei nel regno dello scibile sulla Comunicazione Efficace qui, hai a disposizione una Public Communication University, pensa un po’.