L’ansia durante una presentazione: il legame tra corpo e mente

Se l’ansia durante una presentazione rischiava di essere un problema serio quando il mondo si relazionava solo di persona, con lo smart working la questione può diventare ancora più delicata.
 
Immaginati una situazione in cui un tuo interlocutore in video call viene colto da un momento di ansia serio: probabilmente d’istinto farebbe le stesse cose che gli verrebbe da fare di persona. 
 
Il problema però è che alcune situazioni non sono risolvibili allo stesso modo di persona e da remoto.
Perché?
Perché la webcam fornisce un’inquadratura, e dunque una visione, parziale delle immagini!
Il ritaglio del volto dunque in un immaginario mondo perfetto a livello comunicativo, dovrebbe contenere solo quegli elementi funzionali ad una comunicazione efficace o d’impatto.
 
Se arriva l’ansia non può essere così perché tutti quei segnali che anche dal vivo disturbano il sereno fluire della comunicazione, via web sono al centro dell’inquadratura e distruggono il livello di attenzione dell’interlocutore, anche perché rubano gran parte dello spazio consentito da uno schermo.
 
Di cosa stiamo parlando?
 
Partiamo dal nemico più acerrimo di una presentazione pubblica: l’ansia.
Che si sia ansiosi per natura caratteriale o perché non si regge lo stress di una presentazione, poco cambia.
Il risultato e una situazione di disagio che difficilmente può essere nascosta a chi ci osserva e ascolta.
 
Lo schema comportamentale di una persona in ansia nel corso di una presentazione è piuttosto ripetitivo e prevedibile, motivo per cui è assolutamente impossibile non notarlo e salvare il relatore da una spiacevole figura.
Abbiamo ribadito centinaia di volte che il livello di preparazione qui c’entra poco, è un problema prettamente legato alla circostanza di parlare in pubblico, anche se il pubblico è dietro allo schermo.
In fondo, e sai anche questo, parliamo della seconda paura più diffusa dopo quella di morire.
Serve di nuovo l’elenco dei movimenti che raccontano l’ansia?
Sì serve, perché per farci un serio lavoro su si devono avere lì, nero su bianco, ed essere osservati come piccoli batteri da eliminare.
Il caso poi vuole, tanto per peggiorare le cose, che quei piccoli tic di manifestazione d’ansia riguardino per lo più il viso, focus ben centrato di una video call.
Non è l’unica parte del corpo coinvolta ok, infatti se inizi a ballare con la gambe o a stropicciarti le dita probabilmente nessuno si accorge, ma se il linguaggio del corpo inizia manifestarsi sul volto, addio agli obiettivi della tua video call.
Vediamo i gesti più diffusi:
  • accarezzarsi l’orecchio
  • toccarsi il naso
  • mangiarsi le unghie o comunque mettere le dita in bocca
  • spostarsi continuamente con la sedia (sai che balletto!)
  • pettinarsi le sopracciglia
Un valido ausilio per il controllo di questi meccanismi automatici potrebbe essere sicuramente quello di osservarsi nelle finestre che ogni canale di videoconference offre. Anzi, direi che come sempre la tecnologia offre soluzioni, perché ovviamente quando sei in aula questo plus non ce l’hai, non è che parli davanti a uno specchio !!!
Quindi osservati, correggiti e non smettere mai di esercitarti 💪
🔴 Concentrati sul tuo corpo allo stesso modo di come ti concentri per organizzare i contenuti e poi comunicarli.
Rendi le cose più facili a chi ti ascolta, ma soprattutto rendi più efficace il tuo messaggio, più diretta e chiara la tua comunicazione.
 
 
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