Charlie Chaplin è dentro di te: tiralo fuori!
Stiamo forse per parlare di comunicazione non verbale?
Come si comunica senza parlare?
Non è un mistero fitto come sembra!
Come forse avrete avuto modo di vedere sui social, di recente sono stato a un concerto (Jovanotti !!! YEAH), e mi sono divertito un casino! Avrete anche notato, nel corso del video che ho condiviso, che non tutti si stavano divertendo come me e Roberto. Alcuni follower hanno commentato con stupore l’immobilità di due persone che sembravano annoiarsi in un concerto che di noioso aveva davvero poco.
Erano forse stanchi?Delusi?
Non posso dirlo con certezza, ma quello che hanno comunicato si avvicina più a sensazioni di questo tipo che non all’allegria. Ora, senza voler indagare troppo sullo stato d’animo dei miei compagni di concerto annoiati, volevo condividere con voi la riflessione e qualche contenuto sulla nostra spesso inconsapevole capacità di comunicare anche quando crediamo di non farlo. Il contesto indubbiamente fa la differenza e rende alcune situazioni meno gravi di altre, ma è necessario conoscere i meccanismi della comunicazione non verbale per avere una conoscenza più completa del nostro rapporto con l’esterno.
La ragione per cui è importante dedicare questo spazio alla componente non verbale e paraverbale della nostra comunicazione in pubblico è proprio per far sì che il nostro modo di muoverci, di controllare lo spazio in cui ci muoviamo, di muovere il nostro corpo, esprima coerenza rispetto ai contenuti che stiamo trattando e sia funzionale a rendere più chiaro il nostro messaggio, in questo modo saremo in grado di evitare gesti distraenti o segnali che possano rendere meno efficace la nostra comunicazione.
È all’inizio degli anni ’50 che gli studiosi hanno iniziato a muoversi nell’analisi della comunicazione non verbale, anche se l’interesse nei confronti di questo argomento si fa più acceso negli anni ’70.
L’importanza del linguaggio del corpo come strumento di comunicazione efficace era già chiaro a molti registi del cinema muto, i quali, non potendosi avvalere dell’ausilio delle parole, affidavano soprattutto ai gesti l’efficacia di un messaggio. Pensiamo ad esempio all’espressività del volto di Charlie Chaplin ,che riusciva a veicolare attraverso il linguaggio del corpo momenti di grande drammaticità con lo stesso talento con cui riusciva in altri a renderne la comicità.
Il linguaggio del corpo non può definirsi una scienza esatta, ma gli studi che dagli anni ’70 sono stati effettuati su questo argomento hanno reso possibile la conoscenza di dinamiche molto utili da conoscere, non solo per chi si dedica allo studio della comunicazione a livello professionale, ma per tutti.
Quello che è emerso dall’osservazione e dallo studio del comportamento delle persone mentre comunicano è che è tipico della natura umana comunicare con il corpo molto più di quanto non faccia con la parola. La comunicazione, infatti, avviene per il 55% attraverso segnali non verbali, lasciando alla comunicazione verbale un’incidenza del 7% e una piccola componente al paraverbale.
L’elemento quindi da prendere in considerazione è che nella comunicazione interpersonale quello che trasmettiamo con il nostro corpo rappresenta la parte preponderante del nostro scambio comunicativo, quindi tutti i contenuti trasmessi, spesso inconsapevolmente attraverso i nostri movimenti, costituiscono la parte più importante, così influente da poter rafforzare o addirittura contraddire le parole che accompagnano.
Per raggiungere un livello adeguato di comunicazione in pubblico è dunque necessario imparare a riconoscere questi segnali, non solo per controllarli quando siamo noi a parlare davanti all’uditorio, ma anche per capire come reagisce chi ci sta ascoltando dandoci spontaneamente un feedback sulla nostra comunicazione.
Quando si tratta di comunicazione non verbale non puoi permetterti di sbagliare!
Come salvarti da questo rischio?
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